Una causa bavaglio da 150.000 euro

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150.000 euro è la richiesta risarcitoria avanzata da una Società per Azioni nei confronti di un consigliere comunale a Venezia, per un singolo articolo pubblicato su un blog a diffusione puramente locale, alla vigilia del Consiglio comunale straordinario convocato su richiesta di tutte le opposizioni per fare luce sulla “confusione di interessi” del sindaco in carica

Il 21 ottobre 2021, il Consiglio comunale di Venezia si riuniva in seduta straordinaria, su richiesta dei sei gruppi consiliari di opposizione, per un’audizione del sindaco dedicata ai suoi presunti conflitti di interesse, che nel mese di settembre avevano trovato ampio spazio su un quotidiano nazionale.

La vicenda merita di essere inquadrata nel suo contesto, che presenta molte analogie con l’ascesa di Silvio Berlusconi negli anni 90. Il proprietario della locale squadra di basket, acquistata grazie agli utili macinati dalla sua Umana SpA, esce vincitore dalle prime elezioni convocate dopo lo scandalo del Mose e diventa sindaco di Venezia nel 2015. Così come era accaduto con Berlusconi a livello nazionale dopo lo scandalo di “Mani pulite”, gli elettori decidono di premiare non già chi aveva denunciato gli scandali ma un imprenditore di successo, che magari aveva prosperato e accumulato ricchezze all’ombra dei politici spazzati via dallo scandalo, ma aveva abilmente saputo presentarsi come “il nuovo che avanza” e senza badare a spese (elettorali).

La definizione di “Berlusconi in formato Bonsai”, da alcuni avanzata con riferimento a Luigi Brugnaro, si spiega con il fatto che la Reyer sta al secondo come il Milan stava al primo, e la Umana SpA (colosso del lavoro interinale) sta a Brugnaro come Mediaset stava a Berlusconi. Negli anni successivi, a molti era sembrato naturale rivolgersi a Umana SpA per il reclutamento di manodopera stagionale (particolarmente diffusa a Venezia) e sponsorizzare la squadra di basket del sindaco, come forma di “captatio benevolentiae” o per sincera ammirazione.

Il sindaco imprenditore ne era talmente consapevole che nel dicembre 2017, dopo alcune rivelazioni che avevano trovato spazio sul blog denominato “25 aprile Venezia” e anche sulla stampa locale, annunciava la creazione di un “blind trust” che avrebbe posto fine ad ogni potenziale conflitto di interessi. Come segnalato da qualche osservatore, il problema era (ed è tuttora) che se anche il suo trust si presenta come “cieco”, gli sponsor della Reyer continuano a vederci benissimo e altrettanto bene ci vedono i consiglieri comunali eletti nella “lista Brugnaro”, quando si tratta di votare certi provvedimenti i cui beneficiari sono gli sponsor di cui sopra.

Fra gli sponsor della Reyer c’è anche una SpA denominata Alilaguna, che per l’assunzione dei lavoratori stagionali si rivolge ad Umana SpA e fin qui “sono solo coincidenze”, ma quando su Alilaguna cominciano a piovere affidamenti diretti per il servizio di trasporto pubblico locale, in aggiunta al già redditizio monopolio del servizio di trasporto acqueo da e per l’aeroporto di Venezia, sono in molti a pensare che – come avrebbe detto Enrico Berlinguer – sia giunto il momento di sollevare una “questione morale” – riferita non tanto o soltanto alla suddetta azienda ma anche ad altri autorevoli sponsor della Reyer, a loro volta beneficiari in senso economico di appalti pubblici o varianti urbanistiche.

Questione morale o “etica” ma non giuridica, come indicato nella pagina introduttiva di “Dalla A alla Z” che a partire dal 17 ottobre – alla vigilia di quel Consiglio comunale straordinario – avrebbe trovato spazio sul blog del 25 aprile con questa premessa testuale: “Lasciamo ad altri il compito di giudicare quali possano assumere rilevanza giuridica e quali appartengono soltanto alla sfera dell’etica. Il dato per noi rilevante è che tali situazioni coprono praticamente tutte le lettere dell’alfabeto, dalla A alla Zeta. Tanto da poterne fare un mazzo di carte completo”.

Al posto dei toni indignati, tuttavia, la modalità prescelta era quella ironica, con un gioco di carte in cui ogni carta rappresentava una lettera dell’alfabeto, in vista di quella “audizione del Sindaco” calendarizzata per il 21 ottobre dopo che un quotidiano nazionale aveva dato spazio ad alcuni casi emblematici grazie al lavoro di quel “giornalismo di inchiesta”, che in Italia è sempre più raro, intitolando la prima puntata con un significativo “Le mani sulla Laguna di Venezia”.

A sette mesi di distanza, quando la vicenda sembrava ormai archiviata con le rassicurazioni fornite dal sindaco in Consiglio comunale, mi sono visto notificare una citazione in giudizio nella mia duplice veste di consigliere comunale e “direttore responsabile” del blog, con una richiesta risarcitoria invero lusinghiera: 150.000 euro per la sola lettera A, che aveva totalizzato “ben” 1.846 visualizzazioni: pari a 81,25 euro per ogni visualizzazione.

Se è pur vero che quel blog nei suoi otto anni di vita è stato una spina nel fianco dei (pre)potenti locali, è anche vero che mai in otto anni era stato smentito o querelato, e che la pagina incriminata (quella dedicata alla lettera A) si apriva con questa frase purtroppo premonitoria: Per evitare azioni temerarie oltre che infondate, a .. .. sommessamente consiglieremmo di avvalersi del diritto di replica, che gli spetta come a chiunque altro e che troverà spazio su questa stessa pagina e con pari risalto”.

Se l’obiettivo era ristabilire la verità dei fatti o rettificare (inesistenti) inesattezze in vista del dibattito in Consiglio comunale straordinario, perché non avvalersi del diritto di replica? Se invece i fatti risultano integralmente confermati come pare, e ad essere considerata come “diffamatoria” è l’opinione espressa su quei fatti, siamo di fronte a un presunto “delitto di opinione”, e la sgradevole sensazione è che l’obiettivo non sia la verità giudiziaria ma un bavaglio preventivo per mettere a tacere una voce libera.

Che la seconda sia una sensazione diffusa, a Venezia, lo dimostrano le centinaia di firme raccolte in pochi giorni dall’appello a difesa della libertà di espressione, che trae spunto da questa vicenda per sollevare un problema più generale: quello denunciato con forza e autorevolezza da “Articolo 21” nella sezione “Bavagli”, e più recentemente dalla stessa Commissione europea con la sua iniziativa 1 che dimostra come il problema non sia certo circoscritto ad una singola città.

Ma nella città dove la libertà di stampa è nata e ha potuto prosperare anche in epoche più prone alla censura2, nostro dovere è difenderla nel suo senso più ampio e ricollegarci per l’appunto ad una più ampia battaglia che è quella da anni e tenacemente, lucidamente, coraggiosamente condotta da “Articolo 21”.

Marco Gasparinetti, consigliere comunale e “blogger”

1 https://www.articolo21.org/2022/04/contrasto-alle-azioni-legali-bavaglio-ecco-le-proposte-della-commissione-ue/

2 “L’alba dei libri”, di Alessandro Marzo Magno, Milano 2012


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