Nel giro di pochi giorni un paio di novità si sono affacciate nel, già fragile, panorama dell’informazione italiana.Lo spunto è arrivato da Danilo Iervolino da poco divenuto il nuovo editore del principale settimanale d’inchiesta italiano, “L’Espresso”, con una tempistica che già aveva provocato polemiche oltre alle dimissioni del direttore Marco Damilano. L’ingresso dell’imprenditore nel mondo dell’editoria insieme alla sua biografia economica è stato raccontato dal quotidiano “Il Domani”, ma l’articolo ha avuto un prologo che riaccende i riflettori sulle azioni legali temerarie contro i giornalisti, addirittura preventive. Ciò che è accaduto viene ricostruito proprio da Il Domani: “Danilo Iervolino, nuovo editore dell’Espresso e presidente della Salernitana, ha annunciato una causa contro Domani prima ancora della pubblicazione della nostra inchiesta, una denuncia preventiva ‘alle autorità inquirenti'”.
Gli autori dell’articolo, Giovanni Tizian e Nello Trocchia, avevano contattato la segreteria di Iervolino e inviato alcune domande per rendere più completo il servizio. La risposta è stata disarmante: “In relazione ai quesiti che ci avete sottoposto faccio presente preliminarmente che appaiono connotati da una strumentale capziosità che disvela un chiaro intento diffamatorio tracimante in nuce i canoni di verità, critica e continenza”. Dunque una querela (per ora solo annunciata) che prescinde dal contento dell’articolo e che è legata solo alle domande. Porre domande dovrebbe essere, e a tutti effetti è, la prima regola che deve seguire un giornalista. Lo ricorda proprio il comitato di redazione dell’Espresso in un comunicato pubblicato in queste ore e riferito al caso-Domani. Ecco cosa dice: “I giornalisti dell’Espresso hanno appreso con sconcerto il contenuto della risposta fornita da Danilo Iervolino, prossimo possibile editore della nostra testata, alle domande legittime formulate dal quotidiano Domani nell’ambito di un’inchiesta giornalistica. Stando ai resoconti pubblicati, Iervolino avrebbe preannunciato una querela non per l’articolo finale ma per il semplice contenuto delle domande. Riteniamo che questa reazione non sia compatibile con gli standard minimi dell’attività giornalistica a cui dovrebbe uniformarsi anche un imprenditore che intende pubblicare questo giornale. Che cosa succederebbe se tutti i prossimi interlocutori della nostra testata reagissero nello stesso modo di Iervolino in risposta a semplici domande? Il nostro timore è che si sentirebbero legittimati a querelarci preventivamente. I giornalisti dell’Espresso vogliono per questo rassicurare i lettori: non smetteremo di fare domande, chiunque sia il nostro editore”. Giusta la reazione del cdr, resta l’ombra di una nuova e incredibile interpretazione del diritto leso da articoli diffamanti e l’orientamento, o la tentazione, di minacciare la stampa con l’annuncio preventivo di querela.