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Esplorare le facce della verità non significa indossare casacche

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“Articolo21” partecipa al dibattito proposto dall’Associazione nazionale partigiani italiani (ANPI) non sentendosi ospite, bensì come parte integrante di un riferimento così autorevole e costante della lotta antifascista.

Siamo tra le sigle che hanno sottoscritto il documento appello di due anni fa “Uniamoci per salvare l’Italia”, in cui si collegano i temi della coscienza democratica scaturita dalla Resistenza alle urgenze della crisi italiana. Allora il baricentro pareva essere la pandemia, in verità tutt’altro che superata.

Ora, è la guerra – segnata tragicamente dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina- a stare al centro di ogni discorso. Ovviamente.

Va sottolineato che in questi giorni vi è stato un attacco strumentale all’ANPI proprio sulle posizioni assunte sul conflitto in corso. Ribadiamo che la responsabilità ricade su Putin e sulla logica da regime autoritario che ne anima la cinica azione contraria a qualsiasi regola del diritto internazionale. Le amiche e gli amici di Putin vanno cercati altrove, però, anche nella maggioranza che sostiene il governo. Non dimentichiamo gli occhieggiamenti con Trump, Bannon, Cambridge Analytica e gli emissari del despota di Mosca.

Tuttavia, si respira un’insopportabile atmosfera di caccia a chi dissente. Prevale un insopportabile pensiero unico, forgiato sui versetti del libro pagano della NATO e degli Stati Uniti ritornati in scena dopo la vergogna della fuga dall’Afghanistan. Essere con il popolo dell’Ucraina non significa venir meno all’indagine della realtà e dei mutamenti profondi in atto. Esplorare le facce della verità non significa indossare casacche.

Come preconizzò, parlando con  indignata perseveranza di “terza guerra mondiale a pezzi” Papa Francesco la situazione è più che allarmante e sono patetici i giochi di potere che utilizzano la faglia che si è aperta. Tra l’altro, ancora in queste ore si è levato un urlo disperato del Pontefice contro le pazzie con l’elmetto. Non per caso, del resto, nel clima di omologazione della grande maggioranza delle testate giornalistiche, il Vescovo di Roma è sceso dalla prima alle varie quasi nascoste dell’impaginazione di telegiornali e quotidiani.

Ecco, gli attacchi contro l’ANPI vanno letti in simile quadro. Della bella e convincente relazione del Presidente Gianfranco Pagliarulo si legga, ad esempio, il passo della pagina 3: “…Quello che sta succedendo cambia…l’Europa e il mondo. Questa guerra nel suo specifico contesto non ha precedenti nella storia del dopoguerra e ci costringe perciò a pensare l’impensabile…”. Vale a dire, non servono fazioni e slogan, mentre il cambiamento dei paradigmi interpretativi in atto impone voglia di argomentare e ricerca delle cause lontane del conflitto. Senza analisi adeguate non c’è ricetta che tenga.

Ugualmente, è assai importante il punto della relazione che evoca un allargamento generazionale, affinché l’ANPI possa rimanere a prescindere dall’orologio della storia il luogo aperto e unitario della Resistenza contro ogni forma di fascismo.

Un raffinato filosofo – Nicos Poulantzas- ci ammoniva in un testo fondamentale che i fascismi e le dittature appaiono spesso in maniere diverse. Su un’onda parallela si muove il noto scritto sul “Fascismo eterno” di Umberto Eco, che ci ricorda come la parola pacifismo sia manomessa diventando sinonimo di collusione con il nemico.

Ecco, allora, che le iniziative di “Articolo21” contro le censure e i bavagli, dovunque e comunque, sono un capitolo cruciale della mobilitazione contro le pratiche autoritarie. Il ricorso alle querele temerarie per ricattare croniste e cronisti spesso precari; le chiusure di testate e il prolungato ritiro degli inviati da Mosca (finalmente, parrebbe, superato) sono frammenti di una costante opera di distruzione dell’autonomia e dell’indipendenza dell’informazione. Da quarto o quinto potere, a costola del blocco degli interessi dominanti. 

Coloro che si occupano di svelare gli arcani delle guerre rischiano di rimetterci la vita. Almeno sei inviati sono stati uccisi in Ucraina e un numero imprecisato di giornalisti ed operatori versa in condizioni drammatiche. Canali chiusi e repressioni sono la triste dimensione della guerra: uno dei peggiori effetti collaterali. Basti pensare al caso davvero inquietante di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, che rischia una condanna a 175 anni di carcere per aver rivelato i misfatti dell’Iraq e dell’Afghanistan. O basti volgere la testa ai punti neri del mappamondo, sempre rimossi o dimenticati perché lontani dall’Occidente.

“Articolo21” non guarda a colori e nazionalità: Giulio Regeni, Patrick Zacky, Anna Poltkovskaja, Andrea Rocchelli, Antonio Russo sono nomi emblematici, in una moltitudine di orrori. Eroine ed eroi laici.

Difendere la Costituzione significa vigilare contro i soprusi, contribuire a tutelare con una “scorta mediatica” chi è sotto attacco e nel mirino della criminalità. Siamo con Paolo Berizzi, minacciato pesantemente dai gruppi neofascisti, di cui insieme stiamo chiedendo da tempo lo scioglimento.

E siamo con coloro che quotidianamente tengono alta la Carta della Repubblica e le Carte (quella di Assisi, in primo luogo) che ne sono derivate  sulla correttezza dell’informazione. Le fake si battono con una nuova etica, non con le grida alla moda.

Infine, un accenno alle polemiche sulla presenza nei talk televisivi di ospiti a pagamento. In verità, la storia è antica. Anzi, va dato atto a Gad Lerner, che collabora con l’ANPI, di aver mantenuto nei programmi da lui curati un atteggiamento di pluralismo e correttezza gratuiti. Il caso è scoppiato sulla vicenda di un contratto stipulato dalla Rai con il docente della’Università Luiss Alessandro Orsini, poi fulmineamente stracciato. La censura è sempre in agguato.

 Al netto della valutazione del caso specifico, in attesa di una vera trasparenza sui compensi, si sospendano gli eventuali ingaggi nei talk. Non si perpetuino i teatrini di comodo, che nella loro ridondanza ossessiva occultano le verità scomode.

Un po’ di quaresima fa bene. Resistere significa cambiare.

INTERVENTO AL CONGRESSO DELL’ANPI, di Vincenzo Vita


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