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Azioni bavaglio in stile Razov, ce ne sono troppe in Italia. L’allarme del Presidente della Fnsi

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Quando Dmitry Muratov, direttore del quotidiano Novaya Gazeta, lo stesso giornale per il quale lavorava Anna Politkovskaja è stato insignito del Premio Nobel per la pace 2021 molti giornalisti e osservatori nel mondo ne hanno compreso fino in fondo il motivo e hanno condiviso il valore di quel riconoscimento, dato ad una persona ma, in fondo, rivolto alla libertà di espressione, soffocata da lungo tempo in Russia sotto lo sguardo indifferente di molti. Adesso, a 24 ore dall’iniziativa dell’ambasciatore della Russia in Italia, che ha denunciato alla magistratura italiana Domenico Quirico e La Stampa, anche chi non ha voluto vedere o comprendere la repressione dei diritti civili in quel Paese è costretto a guardare e a ricordare. Giuseppe Giulietti, Presidente della Fnsi, in un tweet invita il Governo italiano a chiedere a Sergey Razov “informazioni sull’assassinio di Antonio Russo, il giornalista di Radio Radicale ucciso proprio mentre documentava le atrocità dell’esercito russo in Cecenia”. E tocca un nervo scoperto di una guerra oltre la guerra, quella sull’informazione. L’azione boomerang dell’ambasciatore ha avuto due effetti collaterali. Intanto ha riportato l’attenzione di molti se non di tutti sul concetto di democrazia che ha la Russia, strettamente legato con quale e quanto sia il rispetto della libertà di informazione e del diritto di essere informati, in generale della libertà di espressione. La plateale denuncia in Procura nella capitale d’Italia ha quel sapore di vendetta e persecuzione che promana normalmente dai regimi che inseguono senza pietà i giornalisti. E spesso li uccidono. In secondo luogo la denuncia di Sergey Razov è incredibilmente simile alle tante, troppe, azioni bavaglio contro i giornalisti che ogni giorno vengono attuate anche in Italia. Mai come negli ultimi due giorni si era sentito parlare di “bavaglio alla stampa” , nonostante di bavagli la nostra democrazia ne conti tantissimi. “E se lo prendessimo come un assist? – dice provocatoriamente il Presidente della Fnsi – Togliamo i bavagli in Italia! Approviamo subito la legge contro le querele bavaglio e dimostriamo a noi stessi e al mondo che davvero in questo nostro Paese i giornalisti sono liberi. Ecco: io mi aspetterei una reazione del genere ma temo di restare deluso, visto il pregresso. La legge sulle querele aspetta da troppi anni, giace in Parlamento, accantonata da una maggioranza trasversale”.


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