BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Prendo partito, e sto dalla parte delle vittime contro gli aguzzini

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Caro Nico,

leggo il tuo pregevole intervento su Articolo21 e con sorpresa mi riconosco in un malizioso ritrattino, nonché    iscritto d’autorità – dalla tua autorità –  al Partito Unico bellicista,  precipitato nel girone infernale dei guerrafondai in compagnia di  “opinionisti con l’elmetto e odiatori dei pacifisti.”  Concedimi dunque una replica pacata: non godo delle tue giovanili certezze, ma più modestamente  provo a risponderti prendendo a prestito la celebre e sconsolata confessione di Eugenio Montale: “codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.”

E dunque: io non sono di quelli “né con Putin, né con la Nato”. Io non sono di quelli: “Putin ha torto, ma anche quegli altri…” Io non sono di quelli: “questo Zelenski ora esagera…” Io non sono di quelli: “sarebbe l’ora di arrendersi…” E infine: io non voglio che l’ Ucraina sia schiacciata da un Paese invasore, io non voglio che la Russia sia ostaggio per sempre di un despota irresponsabile  e della sua cricca imperiale.

Tu citi l’Afghanistan e io ti ricordo sommessamente quello che ci hanno insegnato i nostri maestri: mai comparare situazioni, tempi, circostanze diverse e lontane: non è corretto, dal punto di vista storico  e giornalistico.   Anche io caro amico, sono stato testimone di guerre e guerricciole, e ho visto anche io come l’aggressività imperiale di Putin ha ridotto il Caucaso, quello sfortunato “giardino di casa” dell’impero: dalle rovine della  Cecenia, all’ amputazione della Georgia, alla strage senza fine  del  Nagorno Karabakh.

Va di moda, oggi, deprecare una sorta di “pensiero unico” che attanaglia il nostro Paese rispetto alla guerra in Ucraina. Stento a ritrovare questo “pensiero unico” nelle migliaia di pagine che i nostri quotidiani dedicano all’aggressione russa, stento a ritrovare questo pensiero unico bellicista nelle cronache che gli inviati di giornali e televisioni ci forniscono ogni giorno e a ogni ora del giorno. Trovo invece questo pensiero unico  – imperiale e cominternista – nella goffa rappresentazione di Putin davanti ai 200mila plaudenti nello stadio di Mosca.

Prendo partito, sì, prendo partito, e sto dalla parte delle vittime contro gli aguzzini. Riconosco nella mia convinzione di oggi tutta la mia storia di uomo: dai tempi remoti in cui manifestavamo contro l’invasione di Praga, contro l’aggressione americana al Vietnam e a fianco del Cile di Allende, schiacciato dal tallone di Pinochet. Ingenui! Non ci chiedevamo allora se eravamo vittime del “pensiero unico” e di quella che oggi tu chiami “semplificazione binaria dell’amico/nemico.

Per quanto riguarda la “desertificazione della complessità dei conflitti”, io penso che proprio lo studio e l’informazione a cui siamo tenuti soprattutto noi giornalisti, proprio la conoscenza della “complessità” del mondo moderno porti non a una pilatesca neutralità, ma all’impegno consapevole a fianco di una parte. In altre parole: prendere partito nel senso più nobile del termine.

Infine, caro Nico, da amico e collega più anziano ti consiglio la moderazione nell’uso di figure retoriche. Non ti scrivo dal mio attico sui Champs Elysees, né dal mio terrazzo romano con vista su piazza Navona, né dalla mia cantina profumata dagli aromi del Nobile di Montepulciano. Mi rivolgo a te con vero affetto e franco dissenso dal mio dignitoso appartamento di pensionato Rai: quello che tu stesso sarai tra cinquant’ anni,  quando appenderai al chiodo le scarpe da inviato, onusto di gloria e di onori.


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