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Il dramma russo-ucraino obbliga l’Europa a diventare nazione

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C’è almeno un risvolto positivo nella guerra russo-ucraino: la UE ha capito che deve diventare una nazione. La Nato è un club bellico obsoleto e inservibile, perché strutturalmente funzionante solo in modalità nucleare, per conflitti tra blocchi destinati a provocare un’estinzione globale. Serviva un trauma per acquisire questa consapevolezza ed è arrivato: a dirci che ci vuole più testa che testate per la manutenzione della pace. Il pacifismo ha senso se è preventivo, non a conflitto in atto, quando rischia di diventare una colorata omissione di soccorso; se smina le controversie con il dialogo, prima che diventino scontri armati; se rassicura chi si sente minacciato: se riconosce giustizia riparativa a chi rivendica torti.

Questo ”lavoro” l’Europa lo sa fare. Ha la cultura e le cicatrici per essere un continente stabilizzante. Ma deve pensarsi come unità politica, non più solo come un patchwork di governi cuciti con l’esile filo dei trattati economico-monetari. Ci vuole la lungimiranza della cessione di sovranità nazionali per generare un soggetto continentale pensante e pesante. Appena si spegneranno i bagliori di Kiev, l’Europa avvii una ”Costituente federativa”. Se non ora, quando?

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