BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Dileggiò cronista tv sui social, il giudice di Belluno lo condanna

1 0

Se l’era presa con un giornalista in diretta dalla sede della protezione civile di Marghera dove si svolgevano le conferenze stampa quotidiane del presidente della regione Veneto Luca Zaia. Leone da tastiera un noto imprenditore del settore turistico bellunese che, durante il lockdown di marzo e aprile 2020, attraverso dei post sulla sua pagina pubblica Facebook aveva pesantemente criticato l’abbigliamento del cronista tv offendendone professionalità e decoro.

A niente sono serviti gli inviti a smetterla con questa sorta di accanimento per nulla ironico e tanto meno simpatico. Di qui la decisione da parte della vittima di passare alle vie legali.

Questa la conclusione. Vista la documentazione il giudice di Belluno, nei giorni scorsi, ha deciso per il decreto penale di condanna. Poi, dopo la lettera di scuse e il risarcimento, il giornalista, assistito dalla legale del Sindacato giornalisti Veneto, l’avvocata Maria Luisa Miazzi, ha deciso di ritirare la querela.

Si tratta del collega Massimo Zennaro della Tgr Rai del Veneto, vice segretario regionale Sgv. Era finito nel mirino di Gherardo Manaigo, socio di un noto hotel di Cortina, per il fatto di aver indossato per alcuni giorni la stessa giacca, ovvero quella fornita dalla sua azienda, la divisa della Rai.

«La determinazione di passare alla denuncia è stata assunta insieme perché di fronte a chi si ostina a utilizzare i social per offendere e propalare discredito serve reagire con fermezza», spiega la segretaria regionale Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto.

«Il tribunale di Belluno – prosegue – ha stabilito, nella sostanza, che non si può scrivere ciò che si vuole in nome di un male interpretato diritto alla libertà di espressione. Ormai gli insulti, gli attacchi, le aggressioni, purtroppo anche fisiche, ai giornalisti non si contano. Per questo serve reagire con fermezza, sapendo che il sindacato c’è per tutti gli iscritti costituendosi nel caso anche come parte civile. L’odio in Rete deve e può essere represso. E anche le offese. Che come in questo caso si pagano».

(Da: sindacatogiornalistiveneto.it)


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21