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Il Cile volta pagina, Boric porta nel governo la nipote di Allende. Per i sostenitori si è realizzato un sogno

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Il Cile ha un nuovo Presidente, il trentacinquenne Gabriel Boric, che con la coalizione civica Pacto Apruebo Dignidad è riuscito a contrastare l’estrema destra di José Antonio Kast, ottenendo un plebiscito di quasi 5 milioni di voti. L’importanza di questa nuova pagina di storia sudamericana è data dalla creazione di un nuovo movimento politico in grado di modificare radicalmente il modello preesistente, fondato sul neoliberalismo. L’obiettivo è rafforzare la presenza dello Stato nel tessuto sociale, al fine di orientare l’azione politica dal basso ed investire nell’istruzione e nella salute pubblica contrastando ogni forma di discriminazione.

Quelle appena concluse sono state descritte come “le elezioni più polarizzate della storia del Cile”, un assunto che trova riscontro nell’esperienza di Ninoska Gallardo, giovanissima candidata del Frente Amplio. “La campagna elettorale di Boric – ha raccontato – è stata accompagnata da accuse di estremismo mosse da parte del fronte conservatore, con l’intento di spaventare l’elettorato. Esponenti politici di vari paesi del Sud America  hanno accusato Boric di essere di sinistra estrema, quando invece la sua natura politica si fonda sui diritti sociali, in un Paese dove il tasso di disuguaglianza è tra i più alti dell’America Latina”.

Roberto Bosshardt attivista sociale aggiunge che “Boric si è contrapposto al progetto di Kast, fondato su un modello di Stato liberale di matrice Pinochetista, ed è intenzionato ad avanzare verso una nuova società basata sulle forme di stato europee.  Per noi giovani – continua –il progetto di Boric rappresenta un sogno, che finalmente è stato legittimato”.

Il trascorso politico di Boric nella militanza studentesca lo ha reso partecipe delle storiche proteste a sostegno dell’istruzione gratuita e negli anni è riuscito a stimolare un forte attivismo intergenerazionale. Le manifestazioni di malcontento organizzate in Cile nell’ottobre del 2019 hanno rappresentato il culmine della frustrazione della popolazione rispetto alle ingiustizie perpetrate dal vecchio sistema.

“A causa dell’assetto elitario della società, in Cile i diritti sociali si conquistano dalla strada, dal basso, e tutto si guadagna attraverso la mobilitazione – spiega Bossahardt –  Boric è cresciuto con i movimenti sociali, per poi istituzionalizzarsi con l’intento di modificare l’assetto politico dall’interno”.

Anche per la giovane candidata Gallardo “il risultato ottenuto in Cile è il prodotto di anni di accumuli di ingiustizie, delusioni e malessere sociale. Basti pensare al taglio delle pensioni e all’aumento dell’inflazione. Inoltre, siamo vittime di un sistema di sfruttamento e corruzione delle nostre risorse interne”.

In ottica futura sembrano ben chiari gli obiettivi che il nuovo Presidente dovrà raggiungere. Come spiega l’attivista Bossahardt “i cileni hanno bisogno di dignità”. “A livello macroeconomico – dice –  il Cile può essere considerato un paese ricco e stabile, con un PIL pro capite molto elevato e comparabile ai Paesi europei, ma ciò non si è tramutato in sviluppo. Vi è molta povertà, da un lato, mentre altri settori presentano standard di qualità di vita sproporzionatamente elevati. Ci aspettiamo che tutti possano essere in grado di avere le stesse opportunità con gli stessi livelli minimi di benessere. Si consideri che chi ha lavorato per l’intera vita a pieno regime ottiene una pensione più bassa del salario minimo – che corrisponde a meno di 500 euro al mese – condizione non sufficiente a vivere in maniera dignitosa”.

Entrambi concordano su come, nonostante il risultato plebiscitario elettorale, sul Paese pesi ancora il carico storico ed emotivo proveniente dalla dittatura, che spesso si tramuta in un sentimento di paura generalizzato a livello sociale. “Già nel 2019 avevamo assistito a degli abusi svolti dai corpi di polizia durante le proteste civili, con episodi di violenza ai danni dei manifestanti, alcuni dei quali hanno perso la vita”, racconta la rappresentante del Frente Amplio.

Mentre Bosshardt sottolinea “di quanto gli effetti della dittatura siano ancora presenti, quando in periodo di Elezioni si auspica alla forma eufemistica di “governo militare” (di rimando alla dittatura militare, ndr) o quando si è in presenza di candidati che interloquiscono con chi ha ripetutamente violato i diritti umani sostenendo l’indulto per tali criminali. Ciò dimostra che non è ancora stato superato quello che la dittatura ha generato nella nostra società. Abbiamo ancora – prosegue – un modello Costituzionale risalente al periodo della dittatura, occorre compiere la transizione democratica

La visione a lungo termine è però molto speranzosa. Boric è una figura politica in grado di dialogare con le varie fasce sociali, e di unire la popolazione nel nome di una nuova pagina politica improntata in ottica progressista, ed in grado di garantire una buona governabilità.

Intanto lo stesso Presidente Boric ha annunciato il nuovo esecutivo. Ventiquattro ministri, in maggioranza saranno donne. Tra loro come ministro della difesa Maya Fernandez, nipote di Salvador Allende, il presidente ucciso durante il golpe proprio dai militari comandati da Pinochet. Un contrappasso della storia.


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