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Mani e liste pulite? No, meglio le Persone

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di Nadia Redoglia
Il Consiglio dei Ministri ha detto sì al decreto legislativo sull’incandidabilità. E’proprio in concomitanza di “liste pulite” (decreto rischioso per lui, ma pur anche per almeno uno dei suoi amici di famiglia) che l’ex premier più indagato, condannato (seppur non ancora in via definitiva), prescritto e imputato della storia della democrazia, sta lavorando per ribaltare il sistema attuale, così come fece con “mani pulite”. E’ coerenza col suo ventennio di governo: essendo riuscito a portare il Paese sull’orlo del precipizio, è fermamente deciso a completare l’opera facendovelo precipitare del tutto, in sottofondo l’eco del suo “cucù” lanciato magari da qualche paradiso in cui potrebbe rifugiarsi. Così come coerenti sono le sue comparse tra nani e ballerine che, consapevoli dei posti sul carrozzone che questa volta saranno assai limitati, gareggiano a chi fra i primi riusciranno a consumarsi totalmente le ghiandole salivari.

Per la seconda volta nella storia repubblicana l’aggettivo “pulite” pare il detonatore per far saltare il teatro che rovinosamente crolla su protagonisti, attori e comparse della commedia. Stando così le cose (le repubbliche) per il futuro sconsigliamo vivamente l’uso dell’aggettivo “pulite” ché, a quanto pare, se abbinato a metafore, porta sfiga. Magari, aggettivando (finalmente) con “sporche” ciò che sporcizia è, hai visto mai che in breve tempo arriviamo perfino a usare “pulite” per aggettivare, a ragion veduta, solo più  le Persone?


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