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Report, la critica della ragion pura

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E venne il (brutto) giorno. Report, il felice e puntuale programma di inchiesta della Rai potrebbe rischiare di trovarsi sotto attacco o di entrare in un calvario.

Oltre alle incursioni dirette con querele annesse di questo o quel potente evocato, senza guardare in faccia nessuno, ecco che arriva la recente ristrutturazione del servizio pubblico.

Si tratta, come forse è noto, del passaggio da un apparato strutturato in reti alla trasformazione di queste ultime in meri canali di trasmissione. Mentre il cervello e la fisionomia ideativa si spostano su direzioni tematiche.

Il tempo ci chiarirà se una simile scelta è in grado di funzionare e se, soprattutto, non si risolverà in un raddoppio di funzioni.

Tuttavia, una delle nominate direzioni sembra un vero e proprio errore di sintassi medale. Quella che sovraintende alle rubriche di informazione e agli approfondimenti pare, infatti, nella migliore delle ipotesi inutile.

Che senso ha mettere sulla testa di redazioni consolidate e già provviste di responsabilità operative un super-direttore ? Oggi si chiama Mario Orfeo, ma potrebbe essere chiunque altro, di qualunque orientamento.

Se davvero, invece, il nuovo potere dovesse provare davvero ad interagire con scalette, agede tematiche o scelta degli ospiti, la censura si appaleserebbe dietro l’angolo.

Per attuarsi, la scelta del controllo burocratico (o politico) non ha bisogno di avere il volto duro. Bastano opportune omissioni o forme di ridimensionamento pratico.

Evidentemente, è difficile che a correre pericoli siano Bruno Vespa o altri format.

Nell’occhio del ciclone ci finisce Report (forse domani Presa diretta), che nella tempesta veleggia da sempre.

Non per caso, recentemente, l’offensiva fu mirata all’indagine riguardante gli affari dell’Eni in Nigeria, la vicenda OPL245, con tanto di attacco ad un intervistato (Antonio Tricarico dell’ente non profit ReCommon) e al giornalista Luca Chianca, artefice del servizio.

Il vicedirettore di Rai tre e conduttore di Report Sigfrido Ranucci vive sotto scorta e la quantità di querele ricevute è una fila infinita degna di un’apposita enciclopedia.

Non solo. Oltre al ragguardevole successo di share, l’appuntamento costruito a suo tempo da Milena Gabanelli ha ricevuto il plauso della valutazione di qualità. Il cosiddetto Qualitel della Rai ha premiato Report come miglior programma dell’aazienda : 8,6 di gradimento ; 8,4 per i temi trattati ; 8,4 come miglior squadra ; 8,6 per il miglior conduttore.

Insomma, invece di valorizzare un’esperienza importante e costante esempio di servizio pubblico, è cominciato il logoramento.

Contribuiscono a simile scenario prese di posizione di parti

politiche avverse in modo pregiudiziale ai luoghi sottratti al controllo cui la lottizzazione ci aveva abituato. Per converso, non mancano riflessioni attente e costruttive, come si evince dal le dichiarazioni del parlamentare del partito democratico Walter Verini.

Se non si cambia impostazione, rivedendo il senso della direzione in questione, il cielo si incupisce.

Oggi tocca a Report, ma domani ?

All’amministratore delegato Fuortes, persona di vasta esperienza, non sfuggirà certamente il pasticcio in cui si è cacciato.

Come nel famoso comma 22 del film, se la citata direzione fa sul serio, ne va dell’indipendenza dell’informazione e dello stesso contratto giornalistico ; se arranca e rinvia dimostra che è un pericoloso orpello.

Sarebbe utile un dibattito aperto su tali argomenti, come chiarimento sulle strategie del settore pubblico. Anche in vista della prossima riscrittura del contratto di servizio.

La riscoperta piena e coraggiosa della cronaca, dell’inchiesta, della ricerca della verità è l’unica medicina contro le fake news e la dittatura degli algoritmi con l’ulteriore omologazione che portano con sé.

PS : si sta discutendo attorno alla sovraesposizione del tema del Covid nei talk televisivi, dove eccessi e maleducazione sono diventati un’estetica. Giusto chiedere un po’ d’ordine democratico. Tuttavia, attenzione agli spiriti censori, sempre in agguato e usi a strumentalizzare pure le campagne giuste. Non servono gli eccessi.


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