Non contento di essere il primo Papa gesuita (con il sole della Compagnia nel suo stemma) Bergoglio ha scelto pure il nome del “Poverello di Assisi”. Anche per questo è il primo Papa Francesco (senza numero), perché in ottocento anni il santo umbro non è stato ancora ben accolto da quegli alti prelati che scelgono la carriera ecclesiastica per avere qualche privilegio (affari anche politici, appartamenti immensi, capi firmati e attrezzi religiosi in oro puro). La totalità di chi arrivava al soglio pontificio faceva parte proprio della più irremovibile casta ecclesiastica, che oggi rema contro il Pontefice, anche con mezzi illegali. Come ci chiede il Papa: preghiamo per lui!
Per questi prelati conservatori (di privilegi) quella del Papa, per San Francesco, è considerata una fissazione, confermata dalle due ultime encicliche. L’ultima, “Fratelli tutti”, è stata presentata proprio ad Assisi il giorno dedicato al Santo e ricalca quanto sottoscritto con l’altissimo esponente mussulmano Ahmad al-Tavvib nel “Documento sulla fratellanza umana e per la pace mondiale e la convivenza comune”: Il Papa ricordava pure, ad Abu Dabi, San Francesco, che per diversi giorni si intrattenne, parlando di Dio e di pace, con il “feroce” Saladino. Ma anche l’enciclica ecologista ”Laudato sì” è una evidente citazione della splendida poesia del Poverello, che da ottocento anni ci insegna il rispetto per la natura. Anche questa è roba da estremisti ecologisti/pacifisti.
Ecco che i sopravvissuti esponenti della sinistra chiamano con il nome Papa Francesco. Mentre prima preferivano chiamare il vicario di Cristo con il cognome. Analogo criterio fu usato per chiamare Papa Giovanni, detto più frequentemente il “Papa buono”. Dopo il Papa buono abbiamo avuto: il Papa politico, il Papa meteora, il Papa anticomunista, il Papa teologo. Per Papa Francesco, uomo di grande dignità, coerenza e chiarezza, propongo un altro appellativo: il Papa onesto.