Il Rinascimento veneto è di scena a Vicenza, negli spazi della Basilica Palladiana, dal titolo “La Fabbrica del Rinascimento, processi creativi, mercato e produzione a Vicenza”, esposizione iniziata il 12 dicembre scorso e che si concluderà il 18 aprile 2022.
La mostra è curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Mattia Vinco che propongono un excursus sul Rinascimento nel Veneto del ‘500 vede esposte a Vicenza, nel suggestivo contesto della Basilica Palladiana, una serie di 80 opere, molte delle quali inedite, provenienti da prestigiosi musei di tutto il mondo.
La Fabbrica del Rinascimento è promossa dal Comune di Vicenza in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza.
Obiettivo della mostra è quello di indagare i meccanismi di produzione ed i processi creativi e culturali che si celano dietro i capolavori esposti, raccontando la loro fase di realizzazione, senza tralasciare l’individuazione delle coordinate materiali e storiche entro le quali tali opere sono state concepite.
Durante il percorso della Mostra in Basilica sul Rinascimento, i visitatori possono notare come molte opere sono accostate, per la prima volta, ai loro modelli d’ispirazione, ovvero ai disegni e bozzetti che le hanno preparate, delle vere e proprie prefigurazioni dunque, alle riproduzioni dello stesso soggetto realizzate dagli artisti Jacopo Bassano, il Veronese, Palladio e soprattutto dal Parmigianino, del quale si potrà ammirare un prezioso disegno proveniente dal Tyler Museum di Haarlem: la Sacra Famiglia con due santi, messo idealmente in dialogo con il dipinto di Veronese che ne è ispirato, la Madonna col Bambino tra i santi Caterina d’Alessandria e Pietro, dalla collezione del Museo civico di Palazzo Chiericati di Vicenza.
Francesco Mazzola detto Il Parmigianino è senza dubbio tra i protagonisti della civiltà pittorica del primo Cinquecento, fatalmente destinato a divenire emblema internazionale di una pittura rinnovata e moderna, che coniuga mirabilmente accenti linguistici disparati in un assunto originale, frutto di un pensiero nuovo.
Nato nel 1503 a Parma, l’artista farà propri i criteri di un circuito mentale e speculativo ufficioso che, già in essere nel centro padano, si attesta sui caratteri sofisticati ed ermetici delle riflessioni e delle tematiche oggetto di dotte osserbazioni e dibattiti, tenute vive da un circolo misto di neofiti al cui internoè lecito individuare anche i nomi dei referenti dei quadri ufficiali, ovvero delle dominanti laiche e ecclesiastiche.
Parmigianino, nel divenire il leader di tale emulazione culturale, ispirata alle fonti classiche, Seneca in testa, si fa portatore di una nuova tendenza all’insegna della trasgressione, categoria sempre in auge nei contesti di profonda incertezza e crisi ideologica, nonché dei fondamenti evangelici.
Tutti questi elementi appaiono indispensabili a voler anche sono sfiorare il capitolo Parmigianino, nel quale rientra certamente il modo corrente di valutare di valurare l’artista. Tale valutazione è dipesa dalla Vita del Vasari, nella quale possiamo reperire giudizi lusinghieri che tuttavia anticipano conclusioni negative che descrivono Parmigianino come un imbroglione in fuga, perseguitato dai creditori, ridotto dalle smanie alchimistiche a una maschera grottesca, una sorta di emarginato.
Nel corpus di opere della prima fase artistica del Parmigianino, tra le quali si annoverano il Battesimo di Cristo, seguito dalle Nozze mistiche di Santa Caterina, oggi nella chiesa di Santa Maria di Bardi a Parma, stempera già a quelle precoci date gli stilemi che caratterizzeranno il suo percorso successivo con un’estrema libera vitalità degl iaccenti grafici, perseguiti grazie ad una forza espressiva pari all’intento moderno che la anima. Alla seconda fase degl iesordi della carriera del pittore appartengono la Santa Barbara del Prado, la Circoncisione, la decorazione degli affreschi nelle cappelle di San Giovanni Evangelista, le due Natività. Queste composizioni rivelano una spiccata evoluzione formale, sottolineata da contrappunti tonal ie luministici.
Alla fase immediatamente successiva (1523.1524). trova piena giustificazione la decorazione della rocca di Fontanellato (Parma). Seguita dalla Santa accompagnata da due angioletti e della Sacra Famiglia del Prado: strette si rivelano in queste opere le assonanze stilistiche, svolte nelle morbidezze naturalistiche e nelle arditezze compositive, con la narrazione delle Storie di Diana e Atteone, una lezione tratta dal Correggio, ma impostata su un lessico nuovo.
Al medesimo registro cronologico del ciclo pittorico di Fontanellato va fissata l’esecuzione di una serie di ritratti, tra cui il suadente Ritratto di Galeazzo Sanvitale, dei musei di Capodimonte, tra le più raffinate composizioni che la ritrattistica cinquecentesca conservi, Il Parmigianino interpreta il genere del ritratto in modo molto personale: nel soddisfare la vanità degli effigiati, l’artista tiene per se uno spazio franco, un raggio d’azione entro il quale potersi muovere liberamente e sperimentare, avvalendosi di cammei, oggetti rari tratti dal campionario dell’antiquaria, sigle, numeri criptati.
Giunta a Roma Il Parmigianino ha modo di aggiornare il proprio stile, difatti in questi anni la sua produzione è copiosa come dimostrano le opere l’Adorazione dei pastori e la Madonna con il Bambino della galleria Doria Pamphilj, Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Girolamo della National Gallery di Londra.
Centrale nella Roma di questi anni è il problema religioso: una cerchia elitaria e raffinata, all’interno della quale spicca il nome dei Colonna, famiglia filo-imperiale, fa ruota intorno a Papa Clemente VII e non si mostra insensibile al luteranesimo. In tal senso sembra lecito ravvisare nel Parmigianino il riflesso di una più intensa sensibilità verso la tematica religiosa nella tavola che conclude la serie romana, dove le figure campeggiano ingigantite, il gruppo unito della Madonna con il Bambino sembra anticipare lo snodarsi della Madonna dal collo lungo.
La ricchissima parentesi bolognese dell’artista si protrae per quattro anni di intensa attività , in questo lasso temporale trovano spazio le superbe composizioni della Madonna della rosa, Madonna con il Bambino, san Zaccaria, la Maddalena e San Giovannino, degli Uffizi.
Tutti gli elementi della nobile composizione fiorentina concorrono alla realizzazione di un brano “silvano”, svolto per fibre e filamenti, una via di mezzo tra arborei e metafisici, per via di quel tessuto materico espanso che scioglie i capelli della Maddalena, di Giovannino e le canizie di Zaccaria in una materia serica per una sensuale metamorfosi.
Alla tormentata fase estrema della biografia del Parmigianino, tra il 1534 e il 1535, è scalabile l’esecuzione della Madonna dal collo lungo e il compimento degli affreschi per la volta della Steccata a Parma dove consegna il suo indimenticabile testamento, la definizione della pulchritudo universale e dell’ineffabile, del divino che si incarna nelle forme umane.
L’iconografia parmigianinesca è stata oggetto nel tempo delle più disparate interpretazioni critiche che, ad oggi, hanno tentato ricostruzioni non del tutto corrette o condivisibili, tra le più recenti si menziona quella che farebbe ruotare l’intreccio attorno all’ambiguità dell’identità di Atteone che strizza l’occhio allo spirito del nostro tempo per quanto riguarda la discussione intorno all’identità di genere. Nel confermare il tema svolto dall’artista come un riflesso del lutto che andò a colpure i committenti, bisogna ricordare la fine prematura del piccolo Sanvitale proprio in quelle date, confermato dalla presenza del brano affrescato con i due bambini.
Inoltre nell’approcciare a questo straordinario artista, bisogna avere come linea guida il confronto con i modelli raffaelleschi, uno degli elementi chiave per la comprensione della vicenda artistica del Parmigianino, il quale istituisce con essi un dialogo continuo e dialettico, in un’ottica non di semplice imitazione o emulazione, ma di superamento. Prima della partenza per Roma infatti è quanto mai verosimile che il giovane artista, si sia recato nelle vicine città lombarde e emiliane per studiare opere dell’Urbinate o da lui desunte.
La relazione tra i disegni a penna e le tecniche incisorie del bulino e dell’acquaforte, come quella tra i chiaroscuri e i fogli realizzati con inchiostri diluiti e biacca dimostra nell’arte del Parmigianino una sostanziale identità tra pratica disegnativa e pratica incisoria.
Vademecum
Basilica Palladiana – Piazza dei Signori, Vicenza
Date 11.12.2021>18.04.2022
Orari Tutti i giorni 10 – 18; chiuso lunedì Aperture straordinarie
Lunedì 27 dicembre, lunedì 3 gennaio, lunedì 11 aprile, lunedì 18 aprile
Chiusure straordinarie
Sabato 25 dicembre, sabato 1 gennaio: apertura con orario ridotto ore 13 -18
Info +39 0444 32 64 18; info@mostreinbasilica.it; www.mostreinbasilica.it
Prenotazioni (le prenotazioni sono obbligatorie per i gruppi)
+39 0444 32 64 18; biglietteria@mostreinbasilica.it da lunedì a venerdì, 10-13 / 15-18
I biglietti sono acquistabili anche presso:
Biglietteria Teatro Comunale di Vicenza
Viale Mazzini 39
T. +39 0444 32 64 18; biglietteria@mostreinbasilica.it
Ufficio IAT
Piazza Matteotti, 12 (fianco giardino del Teatro Olimpico) T. +39 0444 32 08 54; iat@comune.vicenza.it
tutti i giorni 9-17.30
Ticketlandia
www.ticketlandia.com/m/la-fabbrica-del-rinascimento