Donne trasformate in bambole di carne: tramortite al punto da non ricordare, ma non del tutto paralizzate per poter garantire piacere al loro aguzzino.
Una sottilissima linea di demarcazione tratteggia il contorno delle benzodiazepine: psicofarmaci, farmaci ansiolitici, sedativi trasformati in quella che viene definita “droga dello stupro” (Date rape drugs Drd): per definizione incolore, insapore e inodore. Facilmente occultabile, causa disinibizione sessuale e amnesia.
“Donne che diventano veri e propri trofei magari anche da far girare, attraverso video e fotografie che fanno gli stessi violentatori che poi conservano nelle cartelle dei loro computer in ufficio” spiega Laila Micci, psicoloterapeuta coordinatrice al SvSed (Soccorso violenza sessuale e domestica) della clinica Mangiagalli Fondazione Irccs Ca’ Granda ospedale maggiore Policinico di Milano. “Non sono in grado di quantificare il fenomeno perché quando si parla di violenza il sommerso è ampissimo. Di certo dal 2007 a oggi stanno emergendo molti casi in cui uomini abusano di corpi inanimati di donne che non sono neppure in grado di pronunciarsi. Una manifestazione di prevaricazione fisica e psicologica certamente perversa” la definizione di Micci.
L’APPELLO: BLOCCARE LA LIBERA CIRCOLAZIONE
Per qualcuno è addirittura una forma di tortura alla quale vengono sottoposte le donne che dopo una violenza sessuale subita, a malapena ricordano a sprazzi. Il problema è che ne girano sempre di più e in modo solo apparentemente nascosto perché queste sostanze si possono comprare liberamente in farmacia con una semplice ricetta ripetibile. La loro somministrazione poi è ancora più semplice: aggiungendole alle bevande senza che la vittima se ne possa accorgere. La libera circolazione di questi farmaci però a oggi non sembra turbare nessuno. Chi lancia un allarme chiedendo un intervento delle autorità competenti in materia è Maria Letizia Mannella, Procuratore aggiunto alla guida del V dipartimento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. La pm milanese chiede senza mezzi termini se non sia possibile attuare un tracciamento di queste sostanze e affonda: “Ormai da qualche anno assistiamo a casi di aggressioni e violenze sessuali in cui le donne sono ridotte a veri e propri automi. Nelle indagini, peraltro, sempre più spesso vengono rinvenute boccette e importanti quantitativi di benzodiazepine. Blocchiamo questo fiume” afferma Mannella. Siamo dunque ben oltre la frontiera dell’abuso di sostanze alcoliche. Qui c’è di mezzo l’atto consapevole, volontario e delinquenziale di far ingerire – senza però l’uso della forza considerata la semplice somministrazione alla totale insaputa della vittima – composti chimici che facilitino il rapporto sessuale e in questi casi il reato si consuma abusando di una condizione di inferiorità psichica, seppur transitoria della vittima stessa.
I NUMERI
Secondo alcuni monitoraggi chi utilizza droghe dello stupro è nel 32% dei casi un estraneo, il 22% una persona conosciuta da più di 24 ore, il resto si divide tra persone conosciute da meno di 24 ore, colleghi di lavoro o vicini di casa. Da recenti analisi emerge poi come 1 donna su 4, nell’arco della propria vita, sia stata vittima di violenza e che in buona parte di questi casi le aggressioni siano state facilitate proprio dall’uso di droghe dello stupro.
LA CRONACA
Solo alcuni giorni fa, a Milano, sono stati sequestrati tre litri di Gbl – la tradizionale droga dello strupro – consegnati in due pacchi postali. Tra gli indagati un uomo che nel mese di agosto era già stato arrestato per un episodio simile. Poi ci sono i casi “eccellenti”: il manager milanese Antonio Di Fazio che oggi si trova in carcere a Milano con l’accusa di violenza sessuale. Più o meno le stesse modalità per Omar Confalonieri, agente immobiliare di via Montenapoleone arrestato lo scorso 2 ottobre. Altre donne si stanno mettendo in contatto con la Procura di Milano che sta lavorando per definire se ci siano altre presunte vittime stordite con farmaci a base di benzodiazepine come nel caso della coppia che si era rivolta al manager per la valutazione di un garage. L’uomo avrebbe sciolto le sostanze in due bevande per poter abusare della moglie all’interno della loro abitazione. Il 48enne era peraltro già stato condannato nel 2009 per abusi nei confronti di una collega con lo stesso sistema: stordita e abusata. Caso archiviato nel 2010.
Antonio Di Fazio invece ha confermato con dichiarazioni spontanee di aver narcotizzato, spogliato e fotografato la studentessa di 21 anni che aveva attirato nell’appartamento diMilano con il pretesto di uno stage formativo, per poi abusare di lei. Questo è quanto è emerso dall’udienza del giudizio con rito abbreviato che si è svolta a tre giorni di distanza dall’interrogatorio di nove ore con i pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo in cui l’imprenditore farmaceutico, in carcere a San Vittore da circa sette mesi, aveva fatto inizialmente parziali ammissioni. Di Fazio il mese scorso, peraltro, ha ricevuto una nuova ordinanza di custodia cautelare per altri 5 casi, tra cui il tentato omicidio e le violenze nei confronti della sua ex moglie.