Tra Davide e Golia, alla fine, ha vinto Davide. L’ottava sezione del Tribunale civile di Napoli ha rigettato la domanda risarcitoria pari a 38 milioni di euro avanzata dal Presidente dell’Università Telematica Pegaso contro i giornalisti Nello Trocchia e Corrado Zunino con il Gruppo Editoriale L’Espresso. Una vicenda iniziata in sede civile ad aprile 2018 e ancor prima davanti al giudice penale. Si chiude così quella che era apparsa dal primo momento come una causa esorbitante oltre che infondata e che è diventata, adesso, l’ultima prova, la più schiacciante, dell’esistenza di azioni legali temerarie contro i giornalisti, pur legittimate dall’ordinamento vigente.
“Me lo ricordo ancora il giorno che ho letto quel fascicolo – ha commentato Nello Trocchia – e ricordo ancora meglio le cose che su di me erano scritte per sostenere la tesi che quella mia inchiesta valesse una causa risarcitoria da 38 milioni di euro. 38 milioni di euro! Perché i giornalisti quelli bravi e famosi, non i cronisti di provincia come me, lì andavano a tenere un corso di giornalismo per le nuove leve, mentre io facevo il collaboratore a pezzo. Ricordo tutto, solo che io lo sapevo che non avevo fatto niente di eccezionale, ma neanche niente di sbagliato, avevo fatto il mio lavoro”.
La citazione per danni ha riguardato i due giornalisti (Trocchia e Zunino), i rispettivi direttori, la società editrice e a presentarla era stato Danilo Iervolino in proprio e quale presidente della Pegaso spa; oltre a Iervolino erano firmatarie della domanda risarcitoria altre 137 persone tra dipendenti e docenti della stessa università. L’ipotesi era quelle del danno che sarebbe stato procurato tra tre articoli di cui non è stata mai accertata la portata diffamatoria, anzi all’esito di uno dei due giudizi cautelari, relativamente all’articolo del giornalista Nello Trocchia era già stato riconosciuto dal Tribunale di Napoli che i fatti descritti in esso erano tutti corrispondenti al vero. ma intanto sempre nella fase iniziale uno degli articoli contestati dall’Università Pegaso e dagli altri attori fu tolto dalla rete per ordine di un giudice. Alla base di tutto c’è stata un’inchiesta giornalistica di Nello Trocchia sul fenomeno delle università telematiche e dunque anche sulla Pegaso. Il Consiglio di Stato, chiamato a decidere sul punto in altro procedimento, ha negato per le università telematiche la possibilità di fornire i cosiddetti TFA, ovvero i percorsi di tirocinio formativo attivo per l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado. L’inchiesta giornalistica era allargata al complessivo fenomeno delle università telematiche e ricostruiva anche la storia dei fondatori della Pegaso.
“Ogni tanto una buona notizia – ha detto in merito alla sentenza il Presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti – ma questa storia come tante altre ci spinge a ripetere ciò che diciamo ormai da troppi anni, ossia che non è più rinviabile una riforma legislativa contro le azioni bavaglio”.