Freda Josephine Baker, nata nel 1906 in Missouri, stato segregazionista del Sud degli Stati Uniti, simbolo dell’ingiustizia e della crudeltà contro le persone di colore, divenne, nel corso della Seconda guerra mondiale, una delle icone della Resistenza francese. Emblema di bellezza, passione e coraggio, mito degli anni Venti e Trenta, con il suo casco di banane al ventre e le sue movenze sensuali, era una donna di straordinaria intelligenza, una donna che seppe andare ben al di là del suo fascino e della sua innegabile avvenenza, affermandosi per le sue idee, per la sua forza d’animo e per l’orgoglio con cui difese strenuamente i principî della democrazia.
Oggi la Francia ne ha accolto le spoglie al Pantheon di Parigi, rendendole l’omaggio che merita e facendo di lei un modello e un esempio da seguire, in una stagione nella quale il sessismo è tornato tristemente in auge e in cui il paese ha evidentemente bisogno di punti di riferimento per riconciliarsi con se stesso, dopo aver vissuto lo tsunami del terrorismo e la catastrofe del Covid.
Joséphine Baker, dunque, come collante, mito fondativo, perfetto connubio di dolcezza e intelligenza, splendore e battaglia contro il nazi-fascismo.
Joséphine Baker ha avuto finalmente il riconoscimento che merita, e da oggi non c’è dubbio che la Francia e l’Europa siano più forti. Perché una donna che si batte contro ogni barbarie, al fianco dei partigiani, per la democrazia e la dignità di tutti, avvicinando oltretutto le due sponde dell’Atlantico e costituendo un ponte ideale fra la nostra Resistenza e le battaglie per i diritti civili del reverendo King, una donna così è un balsamo per l’anima di una società sempre più incupita, feroce e disumana.
Abbracciare idealmente questa persona eccezionale e farne conoscere la storia e i valori è il miglior modo per comprendere i drammi e le speranze che hanno scandito il Novecento e per costruire insieme una società migliore. Non è poco, e solo una donna con quel vissuto e quell’incredibile tenacia ci sarebbe potuta riuscire.
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