Astor suona il bandoneon come nessuno. Lo suona da quando suo padre gliel’ha messo in braccio da bambino e lui non sapeva neanche che cosa fosse quella cosa che pareva un ventilador. Astor suona il bandoneon come pesca gli squali, con la stessa anima, la stessa forza fisica, la stessa determinazione, la stessa convinzione di essere il più bravo. E a farlo crescere con quella convinzione fu suo padre, Vincente “Nonino” Piazzolla , argentino emigrato a New York che là, in un quartiere pieno di gangster, fa il barbiere ma, in pieno proibizionismo, distilla anche whisky, e insegna al figlio a boxare, perché Astor doveva sapersi difendere, e doveva picchiare per primo.
Astor suona e studia, studia tantissimo, e a 17 anni parte per Buenos Aires ed entra in alcune delle più grandi orchestre di tango, Miguel Calò, Anibal Troilo, Francisco Fiorentino; per Troilo scrive arrangiamenti da favola, ma “di venti battute Troilo me ne cancella otto”. E allora continua con determinazione folle, per la sua strada: compone, ma non gli basta, non gli basta perché lui è il più bravo, perché ha ben chiara la musica che vuole fare, e non è quel tango che suona con le orchestre storiche, è un continuo cambiamento, movimento, irrequietezza, voglia di arrivare là, a suonare la sua musica, con una sua orchestra.
Lui è inquieto e mobile come quelle onde del mare che aprono il documentario di Daniel Roselfeld, “Astor Piazzolla – Los Anos del Tiburon” [trad. Gli anni dello squalo] del 2018, sottotitolo forse più calzante dell’italiano “La rivoluzione del tango”. Più calzante perché, in fondo, a pensarci bene, lui non ha rivoluzionato il tango; il tango, quello che si ballava, lo si balla ancora oggi nelle milongas di tutto il mondo. Nel 1960 tutte le radio parlavano di lui dicendo che aveva ucciso il tango, alcuni lo chiamavano killer, assassino, degenerato – “era divertente, mi hanno fatto diventare famoso”.
Astor ha creato il Tango Nuevo, una cosa del tutto nuova, mettendoci dentro elementi di tango, di jazz, di improvvisazione, ma anche di classica, di elettronica e non solo. Una cosa nuova, la sua cosa, la sua musica, voluta con una determinazione quasi folle. Lui stesso dice “preservo solo il ritmo, il resto è un’altra cosa. È evoluzione, contemporaneità. È rimasto qualcosa del tango, ma è un altro mondo, il mondo di Astor Piazzolla”.
Non è comunque mai stato amato troppo in Argentina, il grande successo lo troverà negli anni ‘70, in Francia e in Italia, dall’uscita di Libertango, alle collaborazioni con Mina e Milva.
In questo documentario, uscito in Italia l’8 ottobre, in occasione del centenario della sua nascita, è per la prima volta visibile il preziosissimo materiale reso disponibile dal figlio Daniel: fotografie, video, nastri vocali, episodi della sua vita privata attraverso i quali Rosenfeld ricostruisce un ritratto completo, sfaccettato e soprattutto inedito del grande bandoneonista.
Titolo originale: Piazzolla, los años del tiburón
Argentina / Francia / Spagna / Giappone 2019
Colore e b/n – 90 min.
Scritto e diretto da DANIEL ROSENFELD
Direttore della fotografia RAMIRO CIVITA
Montaggio ALEJANDRO CARRILLO PENOVI
Musiche originali ASTOR PIAZZOLLA
Prodotto da FRANÇOISE GAZIO, DANIEL ROSENFELD
Una produzione IDÉALE AUDIENCE, DANIEL ROSENFELD FILMS
Una coproduzione DIRECTV, ARTE, INA, TORNASOL, ACONTRACORRIENTE, JAPAN, CNC, PROCIREP, ANGOA
Fonte: https://www.scriptandbooks.it/2021/11/27/astor-il-bandoneon-e-gli-squali/