La Polonia si conferma in questi giorni uno stato che non rispetta e i diritti dei giornalisti. Oltre alla svolta sovranista che da diversi anni ha compresso la libertà di Stampa nel paese, con i media sempre più saldamente nelle mani del Governo, nelle ultime settimane assistiamo anche al tentativo di impedire ai cronisti, con ogni mezzo, di recarsi nella striscia si confine con la Bielorussia e di trasmettere le notizie sulla tragedia umanitaria che sta investendo i migranti ammassati al confine tra i due paesi. Ma già dall’inizio di settembre, prima che si assistesse all’escalation attuale, ai cronisti era impedito di recarsi in zona.
A fine settembre risale l’arresto di tre giornalisti dell’emittente Franco-tedesca Arte tv, che sono stati detenuti in cella tutta la notte e portati in manette davanti a un tribunale il giorno dopo prima di essere rilasciati. L’accusa: violazione dello stato di emergenza.
Incriminato anche un cronista polacco della testata Onet
Ma è nelle ultime settimane che le violenze e le intimidazioni contro i giornalisti si sono intensificate. È recente la notizia che due giornalisti dell’emittente francese RT France siano stati arrestati dalla polizia locale vicino alla città di Usnarz Gorny , accusati di avere violato lo stato di emergenza, interrogati e poi condannati a pagare una multa.
Le intimidazioni hanno riguardato anche reporter che lavoravano fuori dalla striscia di confine. Il 16 novembre tre fotografi polacchi che stavano fotografando una base militare temporanea sono stati arrestati, messi in manette e violentemente gettati in un’auto prima di essere rilasciati. La polizia si è impadronita delle schede di memoria delle loro macchine fotografiche, violando la privacy. Il 14 una sorte analoga è toccata a un team di Balkan investigative reporting news e quando due dei giornalisti fermati hanno chiesto su quali basi legali la polizia agiva, è stato loro risposto che erano accusati di avere rubato dei telefonini.
La Federazione Europea dei giornalisti ha denunciato più e più volte questa situazione. È evidente che le autorità polacche stiano facendo di tutto per oscurare l’informazione che riguarda la tragica situazione della striscia di confine con la Bielorussia, ma è anche da stigmatizzare in generale l’atteggiamento illiberale del Governo nei confronti della Stampa, un atteggiamento indegno di una democrazia e di un paese europeo. La EFJ si unisce a Commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani, Dunja Mijatovič nell’appello alle autorità polacche per permettere ai giornalisti di entrare nella striscia di confine senza subire continue aggressioni e minacce.