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Confessioni (e delusioni) di un magistrato: il libro di Sebastiano Sorbello 

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“Prendo, di buon mattino, dall’aeroporto di Catania, l’aereo per raggiungere Torino, dove svolgo le funzioni di giudice istruttore. Non posso presagire che quel giorno del 23 agosto 1983 avrebbe segnato uno spartiacque nella mia vita”. 

È con queste parole che prende avvio il libro: “Con coraggio, per la verità”, di Sebastiano Sorbello, ex magistrato, già Procuratore della Repubblica di Asti, ed ora avvocato, edito da Pagine (163 pp, 17 euro). 

Era il 1983 e quella mattina di agosto Sorbello lasciava la sua Sicilia verso Torino. Era tornato nella terra natia per comunicare a sua moglie la decisione di separarsi dopo anni di clandestinità con Elena, una donna che lo aveva stregato. Ma proprio quel mattino, toccata terra, i suoi sogni si infrangono alla vista del Capo dei Servizi, Ruggeri, che gli comunica che alcuni uomini lo stavano attendendo sotto il suo ufficio per ucciderlo. È così che quel mattino il corso della sua vita viene improvvisamente stravolto. Seguono mesi di ‘prigionia’: “le mie giornate erano interminabili scandite dalle esercitazioni militari, dalle cerimonie in caserma, dai rintocchi di una campana. Non potevo neppure distrarmi con il lavoro perché, in quelle condizioni, non potevo svolgerlo”. Abbandonato, obtorto collo, anche il sogno di ricostruire una vita con Elena, Sorbello resta imbrigliato in un matrimonio infelice costellato da numerose relazioni extra coniugali fino alla morte di sua moglie, quasi 40 anni dopo quel fatidico 1983. 

Il fallito attentato alla sua vita segnerà uno spartiacque anche nella sua vita professionale. Da quel momento, infatti, verrà dirottato verso altre indagini, appalti truccati e tangenti, diverse da quelle sulla criminalità organizzata di cui s’era occupato fino ad allora. “Se ti ammazzano non voglio averti sulla coscienza” gli comunica il capo dell’epoca. 

Ma il libro non è solo la storia di un servitore dello Stato, è, viceversa, e soprattutto, la testimonianza diretta di un protagonista della storia giudiziaria del nostro Paese, negli anni più bui, in cui anche il settore della magistratura non è stato immune da colpe: dalle nomine mancate ai vertici degli Uffici giudiziari alla gestione dei rapporti di tipo clientelare che hanno fatto preferire, spesso, al suo nome quello di altri, legati da amicizie potenti.

Una parte importante del libro è dedicata ai fatti del 1992, ancora ben impressi nella mente di coloro che li hanno vissuti in prima persona o in quella di coloro che di quei fatti hanno avuto notizia dai resoconti giornalistici o dalle ricostruzioni fatte dagli scrittori. Un anno segnato sia da fatti corruttivi di prima grandezza: “Tangentopoli”, sia funestato dalle stragi di mafia: Capaci prima – dove caddero Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e 3 agenti della scorta – e via D’Amelio poi, in cui rimasero uccisi Paolo Borsellino e 5 agenti della scorta. E’ certo – scrive Sorbello – che sulle stragi di Capaci e via D’Amelio non sia stata fatta, finora, piena luce. Sono rimaste diverse e inquietanti zone d’ombra. Mi sono chiesto se siano stati approfonditi i retroterra dei due terribili attentati e gli eventuali collegamenti tra gli stessi. Per non parlare delle complicità politiche di altissimo livello”. Sorbello sembra fornire su molti aspetti – nonché sulla trattativa Stato-Mafia – nuovi e inediti approcci, così come sull’omicidio di Piersanti Mattarella o sui più recenti eventi che hanno coinvolto Palamara o l’avvocato Amara. 

“Considero che soltanto le mie battaglie solitarie da giudice contro ogni forma di crimine mi avevano fatto approdare a risultati positivi. Battaglie solitarie. Nessun segno di riconoscimento da parte dello Stato. Né me lo aspettavo. Lo Stato è sempre stato irriconoscente nei confronti di quei pochi che lo hanno servito con sincero disinteresse. Alcuni sono caduti vittime della violenza. E anche io ho rischiato la stessa fine. Si era fatto poco o niente per dare un senso alla loro tragica fine. Piuttosto erano stati fatti diventare miti/alibi da celebrare nelle ricorrenze con formali e vuote cerimonie”. 

È piena di sdegno l’ultima parte del volume per un sistema – quello della giustizia – che Sorbello definisce ‘marcio’, senza infingimenti: dal CSM assimilato ad un ‘mercato delle vacche’ piuttosto che ad episodi di corruzione della magistratura.   

Con un approccio di colui che ormai ‘è fuori dai giochi’, Sorbello ripercorre in questo libro, la sua esperienza umana e professionale, dagli anni giovanili di forte impegno civile e grandi sogni alla disillusione dei successivi. Quella che l’Ex Procuratore della Repubblica di Asti offre con questo volume è uno spaccato sugli episodi più cruciali e scottanti della storia del Paese negli ultimi 40 anni, ma anche un ritratto autentico dell’uomo, oltre la toga. Una lettura interessante, sorprendente, a tratti emozionante, ad uso di chi sa, ma anche di chi non sa o non ricorda.


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