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L’antimafia sociale in Puglia inaugura il protocollo “Liberi di scegliere”. Don Ciotti: donne protagoniste del cambiamento

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“Il consenso sociale alle mafie è il vero problema stringente” , così il procuratore aggiunto di Bari Alessio Coccioli, ha accompagnato la sottoscrizione del protocollo Liberi di Scegliere, promosso a Bari dall’Associazione Libera insieme alla rete antimafia sociale della Regione Puglia, per la realizzazione di una rete sociale a tutela dei minori nei contesti di criminalità organizzata.
Così la Puglia aggiunge un’altra realtà  fisica al cammino tracciato con la fondazione Stefano Fumarulo, che porta il nome del dirigente regionale scomparso prematuramente che proprio all’antimafia sociale ha dedicato la sua breve e intensa vita.
Integrazione, contrasto reale alle mafie e alle sue propaggini, ascolto, interazione diretta col singolo, superamento delle discriminazioni, lotta alla tratta di esseri umani e al caporalato  Sono solo alcune delle azioni messe in campo dalla Regione Puglia che impiega 49 milioni di euro su base regionale e  41 milioni cogestiti con altre regioni del sud in progetti concreti di legalità attiva.
Il protocollo sottoscritto alla presenza di don Luigi Ciotti e del presidente della Regione Michele Emiliano, porta  la firma di Ministero della Giustizia per il tramite della Direzione interregionale Puglia-Basilicata Centro per la giustizia minorile, Ministero dell’Istruzione, Direzione distrettuale antimafia, Conferenza episcopale pugliese, Tribunale per i minorenni di Bari, Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Bari, Garante regionale dei diritti del minore, Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà.
“Abbiamo costruito una rete che è partita dalla Calabria, terra di ‘ndrangheta e si allarga a tutta Italia. Liberi di Scegliere è la voce delle donne che come Lea Garofalo, uccisa dalla mafia, chiedono aiuto e cercano un riscatto, denunciando, parlando, per proteggere i propri figli”.
Così don Luigi Ciotti, davanti a una platea che ha riunito anche i familiari delle vittime di mafia.
Oltre alla mamma di Stefano Fumarulo, uno scricciolo piegato dal dolore e armato dalla ‘passione civile del figlio, c’erano Pinuccio Fazio padre di Michele ucciso dalla mala a Bari, Sabrina Matrangola una delle figlie di Renata Fonte assessora uccisa dalla mafia a Nardò (Le) e Matilde Montinaro, sorella del caposcorta di Falcone Antonio.
“Quando parliamo di mafie il mio pensiero va alla fatica dei familiari delle vittime innocenti della violenza criminale e mafiosa, l’80% dei quali non conosce la verità – spiega Don Ciotti – chi sta facendo la rivoluzione adesso sono le donne, protagoniste del cambiamento che per amore viscerale dei figli hanno deciso di infrangere i codici antichi e stringenti delle mafie. Dalla Locride al Trentino, dalla Val d’Aosta alla Sicilia il nostro cammino di cambiamento non conosce frontiere. La Regione Puglia è una di quelle realtà politiche che hanno deciso di fare la loro parte, sostenerci, in maniera concreta. A Bari la vita, quella vissuta da Stefano Fumarulo, scomparso prematuramente, si fa storia”.


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