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#RFF16 One Second: Zhang Yimou tra politica e cinema 

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E’ stato presentato in selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2021 l’ultimo film del regista cinese Zhang Yimou, annunciato alla Berlinale 2019 e poi ritirato per presunti problemi di post-produzione in odore di censura. L’opera arriverà nelle sale italiane con Fenix Entertainment e Europictures.  

Tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice Yan Geling, l’ultimo film di Zhang Yimou, un racconto fatto di immagini suggestive, lunghi piani sequenza e dialoghi essenziali, è un omaggio al cinema ma anche un’opera fortemente politica. Tra le dune del deserto della provincia cinese del Gansu, nel pieno della rivoluzione culturale cinese, Zhang è fuggito da un campo di lavoro in cui era stato internato a seguito di una rissa con l’unico desiderio di poter assistere alla proiezione del cinegiornale 22, un breve video di propaganda governativa in cui appare la figlia quattordicenne in un fotogramma della durata di un secondo, che sarebbe stato trasmesso unitamente al film Eroic Sons and Daughters in un remoto villaggio di contadini. Arrivato troppo tardi alla proiezione del film, Zhang si imbatte in una ragazzina, la giovane Liu Giunu, orfana rimasta sola col fratellino minore, che si è impossessata della ‘pizza’ per farne un paralume decorato con frammenti di pellicola. L’incontro e lo scontro con la ragazzina oscillano tra il dramma e la commedia chapliniana intorno a quel nastro tanto desiderato da entrambi.

Recuperata la pellicola, sarà compito di Mr Film, il proiezionista del villaggio, regalare a Zhang il volto di sua figlia, ormai cresciuta. Al termine della proiezione, Zhang chiederà a Mr Film di proiettare ancora e ancora quelle immagini. È così che il proiezionista – un delatore, ma anche un feticista della cellulosa – prima di chiamare ‘la sicurezza’ per far arrestare Zhang, taglierà i pochi centimetri di pellicola per regalare a quel padre un loop nostalgico di quel frammento in cui compare la sua bambina. Un frame che, nella scena finale, andrà disperso tra le dune di sabbia del deserto durante il trasferimento di Zhang al campo di lavoro ad opera dei membri della sicurezza.

Al di là della storia e dei tre personaggi, figli di un’epoca controversa di un recente passato, il e dell’ironia che sembra immanente a tutte le scene che ricordano la dura vita rurale imposta ai contadini da parte del regime maoista, il film enfatizza il valore primitivo dell’esperienza cinematografica, evidenziando il senso di condivisione ed evasione che sembra rievocare “Nuovo Cinema Paradiso”. La magia della sala buia sembra infatti regalare agli abitanti del villaggio, una platea interminabile rivolta occhi e orecchie al grande schermo, l’unico strumento di evasione possibile rispetto a quel piccolo e marginale microcosmo.


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