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Il Comune che colleziona querele temerarie e poi cerca di risparmiare sulle spese legali

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Succede che in un Sud che non sembra del tutto Sud, una mattina presto si presentino i carabinieri mandati dal gip con un’ordinanza appena firmata e sequestrino mezza città, la parte nuova, costruita di recente con un progetto di piano integrato. Succede che il giudice scriva che quel piano era una farsa e che si tratta, in realtà, di una delle maggiori lottizzazioni abusive di tutta la costa pontina. E’ il quartiere “Sperlonga due”, cui la Procura ottiene di mettere i sigilli a luglio del 2015. E’ una notizia che fa il giro delle testate locali e nazionali poiché si sta parlando di uno dei borghi più belli d’Italia, già bandiera blu da anni. Giornali, radio, tv, siti ne scrivono e la notizia non è nemmeno completa, poiché, si scoprirà più avanti, quella stessa lottizzazione era stata analizzata sotto il profilo degli investimenti. E ,secondo la direzione Distrettuale antimafia di Roma, fu costruita con i soldi riciclati di alcuni clan campani, primo fra tutti quello dei Belforte di Marcianise. Ricostruzione quest’ultima che pur essendo dettagliata e lunga 176 pagine morì nella pancia della Procura di Roma perché passò troppo tempo tra l’epoca in cui ci furono gli investimenti e quando è avvenuta la ricostruzione sul riciclaggio. Tuttavia il documento resta ed è agli atti dell’unica e ultima contestazione possibile, quella per il maxi abuso edilizio. Tutto questo è stato raccontato da molti giornalisti che si sono basati esclusivamente sugli atti e il risultato è stato un numero abnorme di querele per diffamazione presentate da un avvocato, Claudio Lanzotti del Foro di Napoli, scelto dall’amministrazione comunale nel 2015 e incaricato con una delibera firmata dal sindaco facente funzioni, dettagliatissima, in cui si riportano i 19 articoli verso i quali agire con “querele-denunzie”. Cosa che regolarmente il professionista ha fatto e infatti avendo portato a termine il suo incarico di depositare tutte le querele avverso gli articoli che riferivano di quel sequestro, il 19 ottobre 2019 presenta un “progetto di fattura” per un importo di 23mila euro, Iva inclusa, dunque ogni querela è costata circa mille euro (più le tasse). Il Comune di Sperlonga accantona la somma in bilancio e in quel momento dunque accolla ai cittadini una sorta di “tassa” per l’informazione ricevuta circa l’abusivismo e il sequestro del quartiere nuovo. Però nel 2021 il Comune, trovandosi a fare di conto con molte uscite finanziarie e pochissime entrate, cerca una transazione sulle spese legali, tra cui questa per le querele contro i giornalisti. E avanza una controproposta per risparmiare. Sul sito dell’ente non c’è ancora riscontro di come sia andata a finire quella transazione né se sia passata. Ma ciò che conta in questa vicenda è altro: le querele sono state presentate (legittimamente dall’avvocato) su una notizia vera, quella del sequestro e il cliente, ossia il Comune di Sperlonga, questo lo sapeva benissimo poiché era in possesso degli atti in quanto il gip del Tribunale di Latina lo aveva indentificato come prima parte offesa del procedimento penale per abusivismo. Si tratta di un’azione temeraria chiarissima, emblematica contro giornalisti di testate nazionali e locali, siti e persino autori di post su Facebook, tutti elencati nella famosa delibera dell’incarico nonché sull’atto di proposta transattiva. I cittadini di Sperlonga non sanno come siano andate a finire quelle querele, se e quali siano state archiviate ma soprattutto quasi certamente non sanno di aver pagato per la pubblicazione di notizie inerenti fatti che li avevano danneggiati. Va da sé che i giornalisti querelati hanno dovuto difendersi tramite legali pagati con i loro soldi o (per i più fortunati) quelli delle aziende editoriali per cui lavorano. Mentre il Comune ha pagato col bilancio pubblico e non è certo che la Procura contabile si occupi di questa storia. La quale incarna alla perfezione la prassi diffusa in Italia delle querele per diffamazione fatte solo per imbavagliare l’informazione ed evitare che esca di peggio sui giornali. Cosa che nel caso specifico è avvenuta tempo dopo, quando si è scritto anche che la lottizzazione non solo era abusiva ma era pure una creatura dei clan. E il bello è che anche sulla seconda notizia sempre il Comune ha presentato altre querele la cui sorte non è stata ancora resa nota sul sito del medesimo ente. Le spese per le denunce ovviamente vanno sempre a carico del bilancio pubblico.


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