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Fuochi d’artificio, il messaggio cifrato della criminalità organizzata da Roma a Napoli

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Erano le 22 del 23 novembre del 2011 e i cadaveri di Franco Antonini e Giovanni Galleoni erano stati appena rimossi da via dei Forni quando partì una batteria di fuochi d’artificio. Era il modo di festeggiare una vittoria degli Spada sul gruppo dei Baficchi, la vittoria di un sistema criminale che ad Ostia ancora conta. Lo “spettacolo pirotecnico” in quel caso attestava un “risultato strategico” di un clan su un gruppo criminale che fino al 2011 aveva controllato via dei Forni.

La camorra utilizza il linguaggio dei fuochi d’artificio perché, ad oggi, è la tecnica più sicura per comunicare usata dalle famiglie criminali presenti nelle regioni del centro e nord Italia, perché sono difficilmente tracciabili e in pochi istanti fanno perdere ogni traccia. C’è la festa per lo scarcerato che torna a casa, i fuochi perché la partita di droga è arrivata. Il rampollo del padrino che compie diciotto anni, che non può fare a meno dei botti, il matrimonio della figlia del boss o un agguato. Un modo, per i clan, di rivendicare il controllo di interi territori, per lanciarsi messaggi o anche soltanto per rimarcare la propria presenza in alcune zone. Un problema affrontato dalle forze dell’ordine, in più occasioni: l’episodio del falò della vigilia dell’Immacolata a Castellammare di Stabia del 2018, celebrata non a caso, il giorno dopo una maxi operazione della Dda che ha portato, grazie alle rivelazione di alcuni collaboratori di giustizia, all’arresto di quattro capiclan della zona. Il falò si è trasformato in un chiaro messaggio di morte della camorra.” A bruciare, appeso come un impiccato alla catasta di legno, un manichino che simboleggiava un pentito. E sulla sommità dell’impalcatura uno striscione con una scritta: “Così devono morire i pentiti. Abbruciati”. A seguire, fuochi pirotecnici illegali, pura spavalderia, che certo non preoccupa della mancanza di autorizzazioni. Festa è rumore, naturalmente fuorilegge perché manca sempre le autorizzazioni di pubblica sicurezza. Fuochi illegali. anche per festeggiare la scarcerazione di un affiliato: è il caso dello spettacolo pirotecnico e della festa con un cantante neomelodico che si è esibito, a fine ottobre del 2019, tra gli applausi e i cori del centinaio di persone scese in strada per salutare il ritorno nel quartiere di due affiliati ai clan Longobardi e Beneduce, in libertà dopo quasi dieci anni di carcere. È lo spettacolo andato in scena giovedì sera a Monterusciello, tra i palazzi popolari denominati “600 alloggi”, in uno dei rioni più a rischio di Pozzuoli. Qui, verso le 18.30, sono arrivati Giovanni Illiano, e Silvio De Luca, accolti dalla folla come due vip.

Con fuochi pirotecnici il 21 aprile del 2021 ad Isernia nella serata si festeggia l’arrivo ai domiciliari di Vittorio Spada (condannato a 7 anni per associazione di tipo mafioso nel processo Eclissi) del ramo del clan di Ostia: botti e spettacoli di fuoco. Arrivano però i carabinieri della compagnia di Isernia e Spada torna in carcere. Da Primavalle passando per San Basilio e Montespaccato anche nella capitale i “fuochi” sono un linguaggio “criminale”.

Stessa scena nella zona di corso Italia ad Anzio ogni settimana: in quell’area insiste una piazza di spaccio ed è un segnale per comunicare. Lo racconta su Repubblica Clemente Pistilli. Nel quartiere è anche presente un piccolo nucleo familiare della famiglia Casamonica. I fuochi d’artificio vengono sparati tutte le settimane nel bel mezzo della carreggiata. Un messaggio di sfida nei confronti dello Stato e dei cittadini.

La criminalità organizzata, ha perfezionato determinate fenomenologie comportamentali adattandole alle esigenze dei suoi clienti: i dipendenti da sostanza. Il traffico degli stupefacenti continua ad essere l’ affare più redditizio per le famiglie mafiose locali. Gli acquirenti apportano alle propri casse cifre enormi, che servono al mantenimento degli affiliati in carcere, e ad acquistare fuochi d’ artificio illegali .


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