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77 anni fa l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, una ferita sempre aperta

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 Il 12 agosto 1944 quattro reparti SS della 16 SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer SS”, comandata dal generale Max Simon, e membri collaborazionisti della 36ª brigata “Mussolini” travestiti con divise tedesche, arrivarono mentre il buio della notte estiva lasciava spazio alla luce del mattino.
Iniziò tutto all’alba del 12  agosto1944 a Sant’Anna di Stazzema, qualificata militarmente dal comando tedesco come “zona bianca” ovvero località neutrale deputata ad accogliere i civili sfollati.
La popolazione aveva superato le mille unità, convinta che lì fosse al sicuro.
Nonostante questa garanzia, tre reparti di SS  vi entrarono accompagnati dai collaborazionisti, mentre un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle, sopra Valdicastello.
Vennero trucidati in un giorno solo centinaia di civili, ma successivamente solo 350 furono identificati, e fra loro 65 bambini erano minori di 10 anni di età.
Rastrellarono le famiglie intere e le chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra e rivoltella e distrussero poi tutto con le bombe a mano e fuoco.
La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni.
Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante la sorella maggiore Cesira (Medaglia d’Oro al Merito Civile) tra le braccia della madre ormai morta. Anche la piccola morì poco dopo.
Nell’estate 1994 Antonino Intelisano, pm militare a Roma, mentre si occupa dell’eccidio delle Fosse Ardeatine,  scopre in uno scantinato della procura un #armadio posto al contrario, con 695 fascicoli «archiviati provvisoriamente» su crimini di guerra tedeschi e repubblichini.
Il pm Militare di La Spezia Marco De Paolis apre una indagine, individua i responsabili, ed il 20 aprile 2004  avvia il processo che termina nel 2005 con la condanna all’ergastolo per dieci SS colpevoli del massacro.
Solo i comandanti, perché i militari esecutori materiali erano troppi e si rinunciò ad identificarli.
La sentenza venne confermata in appello nel 2006 ed in Cassazione nel 2007, quando si accerta che l’eccidio fu un atto terroristico ed un crimine di guerra premeditato e non fu rappresaglia alle attività partigiane, come sosteneva la difesa.
Nella sentenza definitiva furono condannati gli ufficiali che diedero l’ ordine:
• GERHARD SOMMER 83 anni, comandante 7ma compagnia del II battaglione del 35mo regg. Grenadieren (della 16.SS – Panzergrenadier Division “Reichsführer-SS”)
• ALFRED SCHONBER 83 anni
•  LUDWIG SONNTAG 80 anni.
Nel 2012 la Procura di Stoccarda archiviò il processo militare interno perché:
– non era più possibile stabilire il numero esatto delle vittime.
– I reati di omicidio e concorso in omicidio per l’eccidio non erano prescritti, ma avrebbe dovuto provarsi per ogni singolo imputato la sua partecipazione alla strage.
– Non può accertarsi se la strage fosse atto premeditato contro la popolazione civile in quanto è possibile che gli obiettivi dell’azione militare fossero solo la lotta antipartigiana e il rastrellamento di uomini da deportare ai lavori forzati in Germania.
Dal 2006 Gerard Sommer vive in una casa di cura ad Amburgo-Volksdorf e nel 2015 è stato dichiarato “incapace al #processo” dai PM in Germania.
Nessuno dei colpevoli in via definitiva ha espiato un giorno di pena e nessuno si è dichiarato mai pentito o ha mai chiesto scusa ai famigliari delle vittime.

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