La politica economica del fascismo fu “geniale” e truffaldina: privatizzare gli utili pubblici e far diventare pubblici i debiti privati. Si creò per tale motivo l’IRI, che fu una delle poche istituzioni che sopravvisse alla caduta del fascismo. Per la spartizione dell’IRI, negli anni ’80, ci fu una riunione sullo yacht “Britannia”, dove partecipò un banchiere, futuro capo del governo. Le banche IRI furono così cedute dallo stato ai privati, mentre lo stato, più recentemente, si è accollato i debiti del Monte dei Paschi. Adesso, col gioco delle tre carte, Unicredit vuole fare shopping prendendo il meglio di MPS e lasciando ciò che non serve: i dipendenti. Ci sovviene un saggio di Umberto Eco: “Il fascismo eterno”. Oltre alla lungimiranza di Eco dobbiamo segnalare quella di Padoan. Che da ministro dell’economia aveva programmato tutto. Oggi è a capo di Unicredit. Tutto casuale.
Oltre al conflitto di interessi, si deve fare una considerazione anche nel merito: perché non mettere all’asta lo “spezzatino” di MPS e trovare la miglior offerta, non solo economica? Magari qualche straniero (con gli occhi a mandorla?) potrebbe pagare meglio e salvare posti di lavoro e sportelli. Perchè l’accentramento delle banche (definito argutamente il “Risiko bancario”) crea, più delle delocalizzazioni, disoccupazione e non offre garanzie ai cittadini. Sarà un caso ma oggi, per mettere i soldi in banca, bisogna pagare (!). Inoltre alcune centinaia di comuni non hanno più uno sportello bancario, creando difficoltà ai poveri utenti, soprattutto se anziani, anche per aprire un conto.
Ma, come ci hanno insegnato le vicende Covid, l’ultimo dei problemi di chi ci governa è la povera gente. E se questo è già evidente per la salute, per banche ed economia è più che scontato.