Su, sempre più su. Fratelli d’Italia corre veloce come un missile, anche il green pass è una buona leva. È passato da partito minore a prima forza del centro-destra (e d’Italia). Nelle elezioni politiche del 2018 raccolse appena il 4% dei voti, in quelle europee del 2019 il 6% mentre adesso i sondaggi gli assegnano la palma d’oro: oltre il 20% (una rilevazione Swg per La7 gli attribuisce il 20,8%).
Morde la polvere perfino la Lega crollata nei sondaggi al 20% (20,2% nella ricerca Swg) detronizzata dal risultato boom della consultazione europea: ben il 34% dei voti. Giorgia Meloni è abile: sta raccogliendo i voti moderati in libera uscita da Forza Italia, dalla Lega e dal M5S. L’opposizione al governo Draghi decisa dalla presidente di Fratelli d’Italia paga. Paga perché la Meloni pratica una opposizione non di destra ideologica: discute sui temi (Coronavirus, Europa, giustizia, fisco, lavoro, infrastrutture) restando legata a scelte liberali. Il prezzo più alto lo paga Matteo Salvini, nel governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi, il protagonista assoluto del centro-destra fino a poco tempo fa.
Così cresce la competitività, a volte diventata conflittualità, tra Meloni e Salvini. Il travolgente aumento dei contagi causato dalla variante Delta del Covid ha innescato una nuova “gara”, scattata in particolare sul green pass, il certificato verde (attesta la vaccinazione o la non positività) per combattere l’aumento degli infettati. Giorgia Meloni ha immediatamente stroncato ogni ipotesi di adottare il certificato verde, modello Francia, per entrare nei bar, nei ristoranti, salire su treni ed aerei: l’idea «è raggelante». Non solo: è «una follia incostituzionale» perché «per noi la libertà individuale è sacra e inviolabile».
Salvini, allarmato, è corso a Palazzo Chigi ed ha incontrato Draghi per non restare spiazzato sulla destra. Ai giornalisti ha annunciato: «Nessun modello francese», niente green pass «per chi prende l’autobus o un caffè». Comunque «se ci sono eventi particolarmente affollati, come lo stadio, ci possono essere delle richieste di controlli. È sacrosanto». Il segretario della Lega ha rincorso la Meloni sull’attacco al certificato verde ma solo a metà. Il Capitano, dopo non pochi dissensi, vuole avere buoni rapporti con il presidente del Consiglio: «C’è totale condivisione su come andare avanti nei prossimi mesi». Salvini vuole evitare ogni rischio di crisi di governo e di elezioni anticipate. Vuole evitare di scontentare i ceti produttivi dell’Italia del nord che chiedono di utilizzare i 200 miliardi di euro di fondi europei per gli investimenti e le riforme strutturali.
Draghi deciderà cosa fare verso la fine di luglio. Deciderà in base ai nuovi dati sull’andamento del virus. Il presidente del Consiglio ha riaperto tutte le attività bloccate dalla pandemia in base al «rischio ragionato». Ovvero: si è basato sui numeri del calo dei contagiati e dei morti per ridurre le misure di protezione (ha levato anche l’obbligo delle mascherine all’aperto). Ma adesso, con l’impennata provocata dalla variante Delta (e dagli assembramenti negli stadi, alle feste, dalla ripresa del turismo) c’è il rischio di brutte sorprese come nel Regno Unito, in Olanda e in Portogallo. Di qui l’orientamento ad adottare il green pass almeno per accedere ai treni e agli aerei.
Nel frattempo sale la tensione tra la Meloni e Salvini. Anche sulla Rai è scontro. Nel consiglio di amministrazione della tv pubblica sono stati eletti un esponente del Carroccio e di Forza Italia: è stato bocciato Giampaolo Rossi, Fratelli d’Italia, già componente del vecchio vertice. Giorgia Meloni l’ha definita «una decisione scandalosa» e si è appellata al presidente della Repubblica Mattarella perché difenda il pluralismo.
Salvini ha dato una assicurazione perentoria: la presenza della Lega e di Forza Italia «sarà garanzia di pluralismo per tutti, opposizioni comprese» dal predominio della sinistra nella Rai. Ma la Meloni non sembra averla presa bene.