“Piromane”: malato psichiatrico con la mania per gli incendi. Invece tutti i media e soprattutto i politici siciliani continuano a parlare di “piromani” riferendosi agli autori degli estesissimi incendi dolosi che devastano l’isola. Mai è stato trovato un autore di tali incendi e soprattutto mai è stato trovato un piromane. Trovare un piromane, invece, è facilissimo perché la sua demenza lo porta a godersi lo spettacolo, se non, chiamati i soccorsi, a vantarsi del suo operato. Gli incendi dolosi che sono appiccati in Sicilia (fino a 34 in un sol giorno) sono opera di esperti criminali che riescono a far partire incendi, contemporaneamente, in tutta la regione. Stranamente nessuno riesce a cogliere la gravità della con testualità degli eventi: esiste una sola regia.
In questa epoca di Covid si aggiunge un aspetto ancora più inquietante. Il vicino mafioso (nel caso si dice “limitante”), che vuole appropriarsi di una proprietà confinante, usa forme crescenti di intimidazione: prima un albero reciso, poi un animale ucciso, ultimo gesto è l’incendio della proprietà nel mirino del criminale. Chi capisce, vende, al prezzo dell’acquirente. Oltre alla dimostrazione di potere territoriale, oggi i tantissimi incendi mafiosi in Sicilia hanno anche una componente economica: la mafia vuole fare man bassa delle proprietà degli agricoltori in grande difficoltà (anche causa Covid) che, se vengono pure perseguitati, non hanno alternative alla vendita.
Ecco una proposta che potrebbe difendere gli agricoltori ed il territorio (anche contro le conseguenti alluvioni d’autunno): rifondere i proprietari dei terreni incendiati con un contributo pari alla rendita catastale, a patto di non vendere il terreno per i successivi dieci anni. Già lanciare questa idea dimostrerebbe alla mafia che qualcuno ha capito il meccanismo degli incendi. Il problema è che chi dovrebbe capirlo sono i politici, che non disdegnano certi voti.