Tre donne nel sud profondo del pianeta si battono per il diritto ad avere acqua potabile e perché non vengano impoverite le risorse pubbliche in Cile in favore di pochi potentati privati. E’ una battaglia dura, quotidiana, costellata di minacce, attacchi misogini, un pressing che spaventa. La storia di questo minuscolo gruppo tutto femminile è il cuore di una petizione avviata da Amnesty e alla quale si può aderire firmando o anche contribuendo attivamente con donazioni e pubblicità. Negli ultimi mesi si sono susseguiti a cadenza quotidiana episodi gravissimi in danno di Verónica, Carolina e Lorena di Mujeres Modatima, un’organizzazione per la difesa dell’acqua, della terra e della protezione dell’ambiente della provincia di Petorca, in Cile. Trascorrono le loro giornate tra vessazioni, sorveglianza, minacce e stigmatizzazioni a causa del loro attivismo in difesa del diritto all’acqua, in zone dove la siccità e le sue conseguenze sulla salute e sulla vita delle comunità locali si trascinano da anni. Le attiviste di Mujeres Modatima sono costrette ad sopportare attacchi e molestie e devono affrontare mille ostacoli quando cercano di denunciare ciò che accade. Ma purtroppo spesso le indagini non vengono svolte affatto. L’appello di Amnesty è appunto per Carolina Vilches Fuenzalida, attivista di Mujeres Modatima e di altre organizzazioni. È amministratrice locale e parteciperà alla stesura della nuova Costituzione cilena essendo stata recentemente eletta nell’Assemblea Costituente. Da alcuni anni Carolina riceve minacce ed è vittima di continui tentativi di screditare la sua attività nonché di aggressioni volte a colpire la sua incolumità fisica e quella della sua famiglia. Il caso più grave è stato un tentativo di investimento in strada mentre era con suo figlio di 12 anni da parte di un furgone con vetri oscurati e senza targa. Questo evento è avvenuto dopo che aveva denunciato una grande impresa agricola (El Peñón de Zapallar, che tuttora continua a lavorare nel territorio) che ha diverse fattorie e che, secondo lei, continua ad estrarre acqua senza misurarne l’impatto sulla comunità circostante.
“In termini generali, – ci ricorda l’appello di Amnesty – il riconoscimento dell’accesso all’acqua come un diritto assume ancora maggiore importanza in questo momento. Infatti il processo di elaborazione di una nuova Costituzione, appena avviato in Cile, è un’occasione storica per raggiungere importanti traguardi nella tutela dell’ambiente e del territorio e far diventare il Cile un esempio per tutta la regione.
Inoltre, il Cile non ha ancora sottoscritto l’Accordo di Escazú, il trattato internazionale firmato da 24 nazioni latinoamericane e caraibiche riguardante i diritti di accesso all’informazione sull’ambiente, la partecipazione pubblica al processo decisionale ambientale, la giustizia ambientale e un ambiente sano e sostenibile per le generazioni attuali e future. Il trattato, il primo del mondo a prevedere specifiche norme a tutela dei difensori dell’ambiente, è entrato in vigore il 22 aprile di quest’anno”. La petizione in corso ha come obiettivo primario quello di fare pressione sulle Procure del posto e sulle forze di polizia perché prendano seriamente in esame le denunce presentate da Mujeres Modatima e perché in questa battaglia vengano protette poiché il loro lavoro è importante quanto l’acqua che difendono è realmente un bene di tutti.