27 giugno 1980 Ore 20.59′.45″.
Il Dc9 I-Tigi Itavia in volo da Bologna a Palermo partito con due ore di ritardo, si inabissa a nord dell’isola di Ustica.
81 vittime fra passeggeri ed equipaggio: tra loro 13 bambini, due dei quali non avevavo ancora compiuto due mesi.
I NAR subito rivendicano la #strage e per i giudici si tratterà di un vero e proprio depistaggio del cosiddetto SuperSismi, i servizi segreti previsti ed usati per raggiungere determinati obiettivi.
▪︎ Luglio 1980 Il ministro della Difesa Lagorio riferisce in Senato sul disastro, escludendo il coinvolgimento di aerei militari.
Si sostiene il”cedimento strutturale” del velivolo, alcuni l’ipotesi dell’attentato terroristico con una bomba.
▪︎Sui monti della Sila viene trovato un #Mig 23 libico, forse caduto la stessa notte del DC9 Itavia.
▪︎ Il maresciallo Mario Alberto Dettori, radarista della base di Poggio Ballone (Grosseto), dirà alla moglie: “Quella notte è successo un casino, per poco non scoppia la guerra”.
Morirà suicida nel marzo dell’87.
▪︎ Dicembre 1980 L’Itavia dichiara come unica ipotesi valida a spiegare la caduta dell’aereo quella di un missile.
L’avv. Davanzali, proprietario dell’Itavia, per questa sua presa di posizione pubblica verrà messo sotto processo e la sua società fallisce.
▪︎ Marzo 1989 Dopo cinque anni di lavoro sul relitto, i periti della commissione Blasi concludono che il Dc9 è stato abbattuto da un missile.
▪︎ Dopo un anno, due componenti della commissione fanno marcia indietro riproponendo l’ipotesi della bomba delle BR.
▪︎ Marzo 1993 Alexj Pavlov, ex colonnello del Kgb, rivela che il Dc9 era stato abbattuto da missili americani, e che i sovietici avevano visto tutto dalla base militare segreta vicino a Tripoli:
“Fummo costretti a non rivelare quanto sapevamo per non scoprire il nostro punto di osservazione. Quella notte furono fatte allontanare tutte le unità sovietiche della zona perché sapevamo che ci sarebbe stata un’esercitazione a fuoco delle forze americane”.
▪︎ Dicembre 1993 Andrea Crociani, imprenditore toscano, interrogato dal giudice Rosario Priore, rivela le confessioni ricevute da Mario Naldini, il tenente colonnello che con un collega prestava servizio all’aeroporto di Grosseto e che la sera del 27 giugno si alzò in volo con il suo caccia Tf140 per un’esercitazione Nato.
“Mario mi disse: Quella notte c’erano tre aerei. Uno autorizzato, due no. Li avevamo intercettati quando ci dissero di rientrare. All’aeroporto di Grosseto, dopo l’atterraggio, ci informarono della tragedia del Dc9”.
▪︎ Naldini era il capo squadriglia delle Frecce Tricolori, e con lo stesso collega muore a Ramstein nell’agosto dell’88 durante la tragedia che causò la morte di 51 persone.
Dieci giorni dopo dovevano essere ascoltati dal giudice Priore per i fatti di Ustica.
▪︎ 26 novembre 2003 La prima sentenza :la tragedia di Ustica non fu certamente provocata dal cedimento strutturale del Dc9 dell’Itavia, nè da una bomba, ma da un missile esploso dall’esterno dell’aereo in un contesto di guerra aerea.
▪︎ Il tribunale di Roma condanna i ministeri dei Trasporti, della Difesa e dell’Interno in solido a risarcire all’Itavia i danni, quantificati in circa 108 milioni di euro..
▪︎ 15 dicembre 2005 i generali Bartolucci e Ferri sono assolti in appello per le informazioni errate che avevano fornito alle commissioni politiche di inchiesta.
▪︎ 10 gennaio 2007 La prima sezione penale della Corte di Cassazione si pronuncia definitivamente sul processo confermando la l’assoluzione e cancellando la possibilità ai famigliari delle vittime di chiedere un risarcimento.
Un anno fa, il 10 giugno 2020, un’accurata pulizia dell’audio della scatola nera ha rivelato che le ultime parole pronunciate dal copilota Enzo Fontana furono
«Guarda …cos’è?»
confermando la teoria della #visione dell’arrivo di un missile o di un velivolo militare.
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