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Un esperimento d’amore

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“Sollevai la valigia che mi staccava il braccio dall’articolazione e sbandando mi avviai nelle prime ore della sera; le foglie cadevano già sulle piazze di Londra”.

E’ una Hilary Mantel più intima, quella di “Un esperimento d’amore”, romanzo del 1995, finora inedito in Italia, pubblicato nelle scorse settimane da Fazi Editore nella collana “Le strade” (300pp. 18 Euro). La scrittrice britannica, nota per la sua trilogia dei Tudor, si confronta ora con una storia personale, quella di Carmel McBain, una ragazza di modeste origini che si trasferisce a Londra dalla provincia del Lancashire dove è cresciuta in una famiglia cattolica di origini irlandesi.

Attraverso la storia di questa ragazza, una come tante, la Mantel intesse una fitta trama che racconta il cambiamento di un’epoca attraverso i sogni, le aspirazioni, i torti subiti e le tante delusioni di Carmel nel suo percorso verso l’età adulta.

Cresciuta in una piccola cittadina, un tempo centro del cotone, i suoi genitori, anziani operai irlandesi, cattolici, volevano per lei un percorso diverso. Diversamente da quanto era stato per loro, le barriere sociali della società inglese dell’epoca si sarebbero certamente aperte e avrebbero accolto la loro figlia, che attraverso gli studi avrebbe avuto un futuro radioso. Ma, dopo tutto, Carmel era solo una giovinetta vissuta in un piccolo centro, ignara di ciò che accadeva al di fuori di esso. E’ così che Carmel – con una madre fredda, intrisa di rabbia repressa – dopo una dura prova di ammissione nel collegio di suore, riesce ad ottenere una borsa di studio che la proietterà nella ‘capitale’ inglese, dove avrà le sue prime esperienze di ragazza.

Ma, al contempo, dovrà affrontare una serie di prove che la prostreranno, come quando si vedrà costretta a lesinare centesimi per permettersi un pasto decente o a condividere la propria stanza con altre ragazze dell’upper class, come Julianne. Un prezzo questo altissimo per la sua ‘scalata sociale’.

Un romanzo appassionante che mostra un interessante spaccato della società dell’epoca attraverso un racconto in prima persona che ben si presta ad una lettura sociologica circa le difficoltà profonde di rompere le rigide barriere sociali esistenti in un periodo di grandi cambiamenti.

“Ero una piccola inglese, mia madre diceva: che bello. Io sentivo un brivido, un brivido nel profondo; volevo credere di venire da un altro paese”.


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