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Biden vira verso il ceto medio

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Il ceto medio è corteggiatissimo. Trump non ha rinunciato a tornare alla Casa Bianca. L’ex presidente degli Stati Uniti ha usato parole bellicose nel suo primo comizio dopo la sua tumultuosa uscita di scena: «Potrei decidere di correre di nuovo per la presidenza nel 2024 e vincere per la terza volta».

Trump parla di «vincere per la terza volta» nel 2024 perché evidentemente ancora considera «rubate» le elezioni del 2020. Torna a riecheggiare le accuse pesantissime di «brogli», smentite da tutte le verifiche sulle votazioni, ma che furono la molla del violento assalto del 6 gennaio al Congresso Usa da parte di migliaia di estremisti trumpiani.

Biden ha capito il pesantissimo clima politico. Da subito dopo il suo insediamento alla presidenza ha cercato di pacificare il paese attraverso due mosse: 1) riconoscere i diritti civili delle minoranze etniche afroamericane e ispaniche colpiti dall’ex presidente sovranista, 2) recuperare il consenso degli operai bianchi, pesantemente bersagliati dalle crisi economiche degli ultimi dieci anni, conquistati dai progetti di protezione di Trump.

Così il presidente democratico ha fatto rotta verso il ceto medio. Ha dedicato grande attenzione ai “colletti blu” nel gigantesco piano per complessivi 6.000 miliardi di dollari per ricostruire l’economia americana devastata dal Coronavirus. Oltre a prevedere grandi investimenti nell’economia verde e nelle nuove tecnologie digitali ha destinato grandi risorse all’assistenza, alla sanità e all’istruzione pubblica, alle iniziative per un mega piano di opere pubbliche (strade, ponti, ferrovie). Ha annunciato un aumento delle tasse solo per gli alti redditi.

Nel suo discorso al Congresso convocato a Camere riunite ha preso le distanze dalle grandi imprese e ha elogiato il ceto medio nel quale comprende anche i lavoratori meno qualificati: «Non ho niente contro Wall Street, ma questo Paese è stato costruito dal ceto medio. E i sindacati hanno costruito la classe media». Ha promesso posti di lavoro anche ai lavoratori meno qualificati tramite il piano sulle infrastrutture: non richiedono una laurea e per il 75% non serve «un diploma professionale post scuole superiori».

Ha svolto un discorso stile laburismo britannico classico in favore dei lavoratori e della redistribuzione della ricchezza nazionale. Ha buttato a mare la politica della globalizzazione economica e dell’attenzione di Bill Clinton verso la grande finanza. Anzi, ha strizzato l’occhio al protezionismo caro al sovranista Trump: «Mio padre mi ripeteva sempre: “Buy America”». Quindi: compra americano. Ha rilanciato anche la proposta di portare a 15 dollari il salario minimo a livello federale, una decisione finora osteggiata dall’ala moderata del Partito democratico.

Biden vuol riportare i democratici all’impostazione popolare di Franklin Delano Roosevelt rompendo la linea Clinton della concorrenza con il Partito repubblicano nel corteggiare le grandi imprese. La sua politica interna poggia su uguaglianza sociale e civile, lavoro, modernizzazione, difesa della democrazia dal populismo. In politica estera punta sul rafforzamento delle intese con i paesi alleati e su una contrapposizione con la Cina e la Russia per mantenere la leadership mondiale. Sostiene: «L’America è tornata».

Se il reddito nazionale degli Stati Uniti (rispettando i programmi) tornerà a correre salendo del 6% a fine 2021; se il ceto medio (come promesso) si vedrà tutelato allora Biden taglierà le unghie al populismo di Trump.


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