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Iran, ventenne decapitato dalla famiglia perché omosessuale

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In Iran un 20enne qualche giorno fa è stato brutalmente assassinato dai membri della sua stessa famiglia in un cosiddetto “delitto d’onore”.

Alireza Fazeli-Monfared aveva in programma di fuggire dall’Iran per cercare rifugio in Turchia e incontrare il suo fidanzato, ma è stato decapitato proprio dal suo fratellastro e dai cugini.

Fazeli-Monfared aveva appena ricevuto un’esenzione dal servizio militare a causa di “depravazioni sessuali”.

Il documento è stato trovato dalla sua famiglia, che ha così saputo della sua omosessualità.

Secondo la legge islamica iraniana, le relazioni omosessuali sono illegali e possono essere punite con la prigione, le frustate e, in alcuni casi, l’esecuzione.

Alireza è stato decapitato dalla sua famiglia. Dopo averlo decapitato, l’assassino di Alireza ha chiamato la madre per dire dove poteva essere ritrovato il corpo.

La madre é stata portata in ospedale a seguito dello shock. Il corpo era stato scaricato sotto un albero fuori dalla città di Ahwaz.

Alireza stava per fuggire dall’Iran per raggiungere il suo ragazzo, che è un rifugiato e lo aspettava in Turchia. I tre accusati sono stati arrestati.

Come ha scritto la giornalista Masih Alinejad giá conosciuta per la campagna contro il velo islamico, “In Iran le comunitá LGBT sono discriminate prima dal Regime e poi dal bigottismo di certe famiglie”.

Lo scorso anno sempre nel mese di Maggio un’altro caso di decapitazione era venuto alle cronache, quando Romina Ashfari una giovane di soli 13 anni venne decapitata da suo padre perché voleva fuggire con un uomo piú grande di lei.

Questo caso suscitó molta indignazione nell’opinione pubblica sia in Iran che a livello Internazionale e per questo il Governo Iraniano si era pronunciato affinché venisse riformulata la legge sul “delitto d’onore”

Ai sensi dell’art. 220 del vecchio (codice penale e dell’art. 301 dell’attuale codice penale islamico) il padre che uccide il figlio/nipote non puó essere punito con la pena di morte, qessas. In questo caso quindi la qesass si converte in diyeh (pena pecuniaria) e ta’zir (pena diversa dalla detenzione, es. frustate).

Inoltre l’art. 612 del codice penale islamico prevede, però, che in ogni caso chi commette un omicidio per il quale non viene condannato, se il fatto commesso offende l’ordine, la sicurezza o la coscienza pubblica, viene condannato al carcere da 3 a 10 anni.

Probabilmente l’assassino, il fratello di Alireza deve aver pensato che avere un fratello omosessuale avrebbe leso la dignitá della famiglia.

Ad oggi la legge sul ‘delitto d’onore’ resta in vigore ma al di lá delle dispotiche leggi discriminatorie imposte dal regime, é proprio nelle famiglie che l’arretratezza culturale e il disonore agli occhi della comunitá, ancora permettono che si possano realizzare omicidi come quello di Alireza. Una vita spezzata solo per un diverso orientamento sessuale da quello imposto dalla societá iraniana.

Il prossimo 18 giugno in Iran ci saranno le elezioni presidenziali e si prevedono oltre ai consevatori e riformisti anche gruppi indipendenti che promettono grandi novitá per giovani. Chissá se all’inteno del programma abbiano pensato, oltre alle tante libertá negate alla popolazione anche alle comunitá Lgbt che ancora oggi sono costrette a vivere nell’anonimato.


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