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Papa Francesco: “Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori”

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“Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più gli altri, ma solo un noi”. Francesco è così, un uomo che segue la sua bussola culturale dal giorno della sua elezioni, quando parlò proprio di un “noi” sempre più grande. Nella fratellanza, Francesco lo dice sempre, le diversità non si perdono, ma si esaltano, si apprezzano, divengono una ricchezza: “ Dio ci ha creati maschio e femmina, esseri diversi e complementari per formare insieme un noi destinato a diventare sempre più grande con il moltiplicarsi delle generazioni. Dio ci ha creati a sua immagine, a immagine del suo Essere Uno e Trino, comunione nella diversità”. Nella sua visione non c’è uniformazione, come nella globalizzazione reale che ci assimila ai suoi consumi uguali in tutto il mondo ,negli stessi grandi magazzini, con le stesse marche, le stesse suonerie, gli stessi modelli. Quindi la diversità non è contraddizione o contrapposizione, ma complementarietà dei diversi, nel “noi”. Non a casa la Salvezza non è per i singoli, ma per un popolo e quindi per tutta l’umanità. Cattolico vuol dire “universale”, e così per Francesco è evidente che Dio “ci rende capaci di abbracciare tutti per fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza. Nellincontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data lopportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente”. Ecco qui, chiara e nettissima, l’indicazione ai cattolici di dove stia e per cosa la Chiesa: “ Oggi la Chiesa è chiamata a uscire per le strade delle periferie esistenziali per curare chi è ferito e cercare chi è smarrito, senza pregiudizi o paure, senza proselitismo, ma pronta ad allargare la sua tenda per accogliere tutti. Tra gli abitanti delle periferie troveremo tanti migranti e rifugiati, sfollati e vittime di tratta, ai quali il Signore vuole sia manifestato il suo amore e annunciata la sua salvezza. I flussi migratori contemporanei costituiscono una nuova frontiera” missionaria, unoccasione privilegiata di annunciare Gesù Cristo e il suo Vangelo senza muoversi dal proprio ambiente, di testimoniare concretamente la fede cristiana nella carità e nel profondo rispetto per altre espressioni religiose. Lincontro con migranti e rifugiati di altre confessioni e religioni è un terreno fecondo per lo sviluppo di un dialogo ecumenico e interreligioso sincero e arricchente”.

Poi il papa si rivolge a chi non è cattolico: “ Il futuro delle nostre società è un futuro a colori”, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace”. Questo obiettivo richiede un metodo, una determinazione: “dobbiamo impegnarci tutti per abbattere i muri che ci separano e costruire ponti che favoriscano la cultura dellincontro, consapevoli dellintima interconnessione che esiste tra noi. In questa prospettiva, le migrazioni contemporanee ci offrono lopportunità di superare le nostre paure per lasciarci arricchire dalla diversità del dono di ciascuno. Allora, se lo vogliamo, possiamo trasformare le frontiere in luoghi privilegiati di incontro, dove può fiorire il miracolo di un noi sempre più grande”.

Un messaggio più forte per superare l’isolamento in cui consumismo e pandemia ci abbandonano sconsolati a una vita di solitudine, personale o di comunità chiuse, il vescovo di Roma non può darlo a cattolici e non cattolici, credenti e non credenti. Quanto accade in India e in Brasile con il Covid, in Colombia con la repressione della protesta pacifica, nelle nostre realtà dove non si vaccinano gli anziani ma i giovani parla di emergenze diverse, ma unite da una sola cultura.


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