Il ricco playboy cinese che sta aspettando con comprensibile ansia di andare a ritirare dal concessionario d Pechino la sua Ducati, la nuova motocicletta che si è regalato per consolarsi dei dispiaceri che gli ha procurato l’emergenza dovuta alla pandemia da covid 19, beh, dovrà aspettare ancora un po’, non si sa quanto, perché la sua Ducati è chiusa in un container a bordo della nave Ever Given incastrata di traverso nel canale di Suez. E dieci rimorchiatori accorsi da tutto il mondo non riescono a liberarla.
E’ un fatto clamoroso quasi senza precedenti. Il canale di Suez che dal 1869 è la più importante via d’acqua che collega il mar Rosso al Mediterraneo è bloccato da un incidente navale che al momento non si riesce a risolvere. A momento più di trecento navi mercantili sono alla fonda, in fila, aspettando di poter riprendere la navigazione non appena la Ever Given sarà rimossa. E i noli marittimi sono una scienza esatta: ogni giorno di ritardo sono migliaia di dollari che corrono.
E’ tale il traffico mercantile che il canale di Suez consente fra l’Oceano Indiano e il Mediterraneo che l’economia mondiale sta mostrando di risentire della conseguenze del blocco. Il cargo carico di migliaia di container era sulla rotta Rotterdam-Singapore. Ottomila e trecento miglia nautiche da coprire in 34 giorni di navigazione. A bordo non solo moto italiane ma anche birra tedesca, pezzi di ricambio, componentistica di tutti i generi, prodotti agroalimentari, beni di consumo, e quanto di più indispensabile per l’approvvigionamento manifatturiero delle industrie europee destinate ai mercati orientali e viceversa.
Il blocco del canale di Suez sta comportando un danno economico che il Wall Street Journal ha già calcolato in miliardi di dollari. Se il canale resterà chiuso ancora a lungo, le navi rimaste intrappolate nell’ingorgo potrebbero tornare alla rotta che prevede la circumnavigazione dell’Africa dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza, come aveva scoperto più di cinquecento anni fa il navigatore spagnolo Vasco da Gama. Rispetto alla rotta per Suez sono 3500 miglia e dieci giorni in più di navigazione, oltretutto in una zona di mare infestata dai moderni pirati. Per questo le compagnie di navigazione ma soprattutto quelle di assicurazione preferiscono aspettare che si riesca a togliere dal canale il tappo della Ever Given: la più grande portacontainer del mondo che con i suoi quattrocento metri di lunghezza non entrerebbe in piazza Navona, che è più corta di oltre cento metri!
La storia del canale di Suez risale al 600 a.C., quando il faraone Nekao II, come riferisce lo storico greco Erodoto, cominciò a scavare nella sabbia per tagliare l’istmo e collegare il Mar Rosso al Mediterraneo. Il lavoro fu portato avanti prima dal re persiano Dario poi, nel 250 a.C. dal faraone ellenistico Tolomeo II. Una notizia da Plutarco: nel 30 a.C. la regina d’Egitto Cleopatra dopo, la battaglia di Azio, tentò di far passare per il canale la flotta reale carica del tesoro di stato, ma l’impresa falli sembra per una tempesta di vento del deserto. Anche la gigantesca portacontainer di oggi pare sia sbandata a causa del forte vento. Come si vede, nei secoli il canale è sempre stato ostaggio della natura circostante, la sabbia lo ha spesso interrato, ha sempre richiesto costose manutenzioni. Nel Settecento toccò ai mercanti veneziani tentare di convincere i sultani mamelucchi a occuparsi del canale, e nel 1799 Napoleone Bonaparte, in piena campagna d’Egitto ordinò dei sondaggi ai suoi esperti che prendendo un clamoroso abbaglio dissero che fra i due mari collegati dal canale ci sarebbe stata una differenza di livello di oltre dieci metri che avrebbe comportato la costruzione di chiuse. E non se ne fece più nulla.
L’attuale canale è stato realizzato in dieci anni fra il 1859 e il 1869 dal diplomatico francese Lesseps e inaugurato da Ismail Pascià, kedivè d’Egitto, che per l’occasione commissionò a Giuseppe Verdi un’opera particolare: nacque così Aida, che ebbe la sua prima rappresentazione nel 1871 al Teatro dell’Opera del Cairo.
Due guerre chiusero a lungo il canale: nel 1957 quando il generale Nasser fece affondare alcuni mercantili per chiudere il passaggio alle navi inglesi e nel 1967, nella guerra dei sei giorni, quando gli israeliani conquistarono la penisola del Sinai. “Visitate Israele e le sue piramidi” invitava una irridente freddura in voga in quegli anni. Poi il Sinai tornò all’Egitto e il canale fu salvo.
Oggi al tentativo di disincagliare il gigantesco cargo partecipa anche l’impresa italiana che all’isola del Giglio qualche anno fa recuperò la nave da crociera Concordia, poi demolita a Genova. Ma pare che quell’operazione sia stata un gioco da ragazzi al confronto con quello che aspetta i soccorritori accorsi nel canale di Suez. Forse ci vorranno ancora molti giorni prima di liberare la Ever Given: forse dovranno allargare il canale in quel tratto, oppure dragare il fondale o addirittura scaricare le migliaia di container alti come un palazzo di dieci piani. Un’impresa per moderni faraoni.