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Cronaca delle repressioni in Bielorussia

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Cronaca delle repressioni in Bielorussia. Le autorità fanno di tutto per seminare terrore e sopprimere qualsiasi forma di libera espressione alla radice.

Ina Dobratvor, giornalista free-lance, madre di 5 figli e moglie del giornalista Illia Dobratvor, è stata prelevata da casa sua per essere accompagnata alla centrale della polizia domenica 21 marzo intorno a mezzogiorno. Il giorno prima gli agenti erano venuti a cercare suo marito che non era a casa. Le forze dell’ordine hanno portato via Ina lasciando i figli minorenni della coppia abbandonati a sé stessi. Illia era stato arrestato e processato lo scorso autunno perché aveva coperto le manifestazioni pacifiche a Minsk. Inna ha trascorso alla centrale tutto il giorno ed è stata rilasciata solo in tarda serata. La casa della coppia è stata perquisita.

Siarhei Arzhantsau, giornalista della piccola città di Klimavichy non si occupava dei temi politici, ma di notizie locali. Ciononostante il 19 marzo le autorità hanno perquisito la casa sua e controllato i dispositivi elettronici. Proprio perché le forze dell’ordine sono entrati nel pc di Arzhantsau, ha dovuto chiudere il gruppo social “Klimavitskaya staronka” nel network russo VKontakte di cui era amministratore: le informazioni pubblicate erano state manomesse e il controllo della risorsa non era più assicurato. Il gruppo fungeva dal giornale locale e aveva 1749 utenti. Siarhei Arzhantsau è affiliato della BAJ (Belarussian Association of Journalists), da anni è editore del giornale locale e collabora con alcune testate locali e media indipententi.

Lo stesso giorno il giornalista Jazep Palubiatka ha ricevuto la visita della polizia che gli ha consegnato il mandato di comparizione per oggi 22 marzo. Palubiatka vive in periferia, nella città di Masty e collabora con con la testata “GS”. Il mandato di comparizione non specifica il motivo della convocazione, ma l’ufficiale che l’ha consegnato ha detto che riguarda le sue pubblicazioni sui canali Telegram che in Bielorussia hanno la funzione dei canali informativi indipendenti e sono molto diffusi. Nella conversazione con la BAJ Palubiatka ha riferito di non solo non aver mai scritto per i canali Telegram, ma di non avere nemmeno l’applicazione installata né sul pc né sul telefono.

Ieri è stato arrestato il leader del partito social-democratico Ihar Barysau. Il partito aveva presentato alle autorità la richiesta di manifestazione in occasione della festa della Libertà che si festeggia il 25 marzo. L’auto sulla quale viaggiava insieme alla moglie e il figlio di 4 anni è stata fermata dagli agenti in borghese con il passamontagna, Barysau è stato tirato fuori dal mezzo davanti al bambino che si è spaventato. Le autorità non hanno fornito alcuna spiegazione alla moglie, e soltanto la sera hanno rivelato che Barysau è stato arrestato nel quadro di un’indagine amministrativa. Ora si trova nel carcere in via Okrestin, tristemente famosa per le condizioni disumane di detenzione e torture.

A Novaya Borovaya (Minsk) tutto il giorno gli agenti in borghese giravano per le proprietà private condominiali aprendo i cancelli con chiavi di cui non avrebbero dovuto essere in possesso. Hanno arrestato minimo due persone e hanno inseguito un uomo di cui non si conosce la sorte. Altri cittadini bielorussi sono stati prelevati dalle proprie abitazione questo fine settimana. Lo riportano i media indipendenti bielorussi.

È suffuciente avere la bandiera bianco-rossa esposta nella finestra della propria abitazione privata, o un adesivo con lo stemma Pahonia (il Cavaliere) sulla propria auto o perfino sullo zaino per essere arrestati e processati per la manifestazione non autorizzata. Va sottolineato che la bandiera bianco-rossa e lo stemma erano i simboli ufficiali della Bielorussia nel breve periodo 1991-1995, Lukashenko stesso ha prestato il suo primo giuramento sotto la bandiera che successivamente ha fatto catalogare tra i simboli non autorizzati rendendola così di fatto proibita e offrendo al sistema repressivo un motivo in più per perseguitare i cittadini.

Il presidente dell’ong per i diritti umani Viasna Ales Bialiatsky nella sua intervista rilasciata a Deutsche Welle e pubblicata 21 marzo dice che la situazione in Bielorussia è paragonabile a quella nella Corea del Nord, mentre la crisi politica iniziata in agosto 2020 è profonda e costante, anche se la sua forma è cambiata.

 


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