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Da Bolzano si continua a chiedere “verità e giustizia” per Giulio Regeni.

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La Città di Bolzano chiede “Verità e Giustizia per Giulio Regeni. Lo ha fatto mercoledì 17 marzo in collegamento facebook dal Comune e Centro per la Pace dove hanno parlato in video collegamento il sindaco Renzo Caramaschi, l’assessora alla Cultura, Chiara Rabini, la vicepresidente della regione Emilia Romagna, Elly Schlein, i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio Regeni, l’avvocata Alessandra Ballerini, Giuseppe Giulietti presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Chiara Schipani di Amnesty Internazionale (Bolzano), Roberto Rinaldi portavoce del presidio di Articolo21 Trentino Alto Adige. Un panel in cui è stato ribadita la volontà di chiedere senza tregua alle istituzioni italiane ed europee di portare in tribunale i mandanti e gli esecutori che hanno rapito, torturato e ucciso barbaramente Giulio. «Parole schiette e genuine, dette da chi si batte costantemente affinché i diritti umani vengano rispettati laddove sono invece violati. Per tutti i Giulio e le Giulie d’Egitto», è il commento sulla pagina facebook del Centro per la Pace di Bolzano che in concertazione con il Comune, Amnesty international, Articolo21, ha pubblicato dopo aver concluso la diretta che ha riscontrato molta attenzione e partecipazione: oltre 1700 visualizzazioni, cento messaggi che sostengono l’incessante richiesta di giustizia negata di fatto da parte dell’Egitto. Coordinato da Marianna Montagnana e Chiara Rabini il dialogo a più voci ha dato la possibilità di esprimere coralmente la vicinanza, il sostegno, l’affetto ai genitori di Giulio, evidenziando significativamente la necessità di garantire tutti gli sforzi per accertare la verità in sede giudiziaria e morale.

 

 

Comune di Bolzano

Non c’è giustizia se non si ha la possibilità di sapere cosa è accaduto in Egitto e lo stato italiano deve esigerlo. Il sindaco Renzo Caramaschi ha preso la parola per primo e dalla sala della giunta del Comune: «Mi trovo a pochi metri dallo stendardo che recita “Verità e Giustizia per Giulio Regeni”. Quello striscione mi dà forza. Quello che vorrei è un sussulto di dignità, l’orgoglio nazionale se deve emergere dovrebbe farlo attraverso il coraggio di cercare questa verità e giustizia per Giulio. In nome della ragion di stato vengono prevaricati i diritti umani e impedita la verità e la giustizia. Io considero fondamentale l’articolo 3 della Costituzione italiana che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Manca una parola però. Si chiama stato. Tutti gli stati devono essere uguali e in nome della ragion di stato si nega la verità. La mia speranza è che avvenga un sussulto di dignità e i responsabili abbiano l’umiltà di presentarsi davanti ai genitori di Giulio, chiedere perdono, e ammettere la ricomposizione di un’umanità che è stata frantumata, vilipesa, offesa, nei confronti della vita di questo ragazzo che aveva le sue illusioni , le sue passioni. Non smettiamo di cercare la verità, grazie anche all’aiuto della stampa italiana – ha concluso il primo cittadino di Bolzano – e l’orgoglio della nazione dovrebbe venire fuori per chiedere la verità. Solo allora quel sinonimo di verità diventerebbe la parola pace».

«Verità per Giulio Regeni è diventata la richiesta di tante città italiane, compresa Bolzano. È un dovere esprimere la nostra solidarietà e impegnarci per difendere i diritti umani» – ha spiegato l’assessora Chiara Rabini.

Da Bologna era collegata la vicepresidente della regione Emilia Romagna, Elly Schlein: «L’Egitto non è un paese sicuro per i diritti umani calpestati. Noi ci impegniamo per tutte le Giulie e tutti i Giulio del mondo, anche per Patrick Zaki (lo studente egiziano iscritto all’Università di Bologna, attualmente in carcere senza un giusto processo in Egitto, ndr). Abbiamo deciso di non ratificare gli accordi nel settore dell’educazione e formazione professionale con l’Egitto. Un piccolo grande atto per far sentire la nostra richiesta di ottenere la verità. Non possiamo rimpatriare persone richiedenti asilo in Egitto dove i diritti vengono lesi. Uno stato a cui vendiamo armi e la nostra Costituzione vieta di vendere armi anche a paesi dove esistono conflitti armati. Giulio era italiano ma anche un cittadino europeo e bisogna dire che non c’è stata collaborazione ma molti depistaggi. Desidero ringraziare Giuseppe Giulietti e Alessandra Ballerini e la Procura di Roma. Nei confronti dei mandanti, degli esecutori, dei rapitori che lo hanno torturato e assassinato, spero che il nuovo governo italiano faccia il suo dovere».

Giuseppe Giulietti: «Ricordo il libro scritto da Paola Deffendi e Claudio Regeni genitori di Giulio, insieme ad Alessandra Ballerini “Giulio fa cose” (edito da SerieBianca Feltrinelli: “Avevamo davanti a noi la delegazione dell’ambasciata egiziana, che si era seduta proprio di fronte, e senza alcun pudore, rideva” 15 giugno 2016, Commissione Dei Diritti Umani a Bruxelles, ndr), e io sostengo quanto sia importante la memoria attiva. Bolzano è una città di ponti e grazie al Comune e al Centro per la Pace e quello che avete organizzato riconduce al concetto di scorta mediatica e alla passione civile nel cercare la verità. Penso anche a tutte le altre famiglie che hanno subito la perdita di un loro caro e l’obiettivo è quello di creare una rete network e le dobbiamo eleggere ad alfieri della Costituzione italiana. Va convocato il nostro ambasciatore in Egitto e richiamato in Italia. Va sospesa la vendita delle armi e continuiamo a firmare l’esposto della famiglia Regeni per chiedere che venga fermata come prevede la legge dello stato. Non è un atto da radicali ma da cittadini».

Violazione della Legge 185 del 1990: tale Legge vieta espressamente che si vendano armi a Paesi in guerra in violazione anche dei Diritti Umani

 

 

La madre di Giulio, Paola Deffendi, ha voluto ricordare come sia difficile arrivare al processo che la Procura di Roma inizierà il 29 aprile prossimo: «Il nostro ambasciatore in Egitto non riesce ad avere gli indirizzi dei domicili degli egiziani che sono stati imputati. Una questione di “Realpolitik”. Non si può convivere con lo sviluppo economico e i rapporti con un paese estero e allo stesso tempo la violazione dei diritti umani. Gli italiani hanno toccato il fondo e finalmente hanno capito che l’Egitto li viola e il nostro governo deve richiamare il suo ambasciatore. Ricordo che nel 2017 è stata approvata una legge che introduce il reato di tortura grazie ad una grande mobilitazione da parte della società civile». Anche l’avvocata Ballerini (legale tra gli altri della famiglia di Andy Rocchelli (reporter italiano, ucciso in Ucraina nel 2014 insieme al collega, Andrej Mironov nella regione del Dobass. Il processo d’appello, ribaltando la sentenza del Tribunale di Pavia, ha assolto il sergente Vitalij Markiv, cittadino ucraino e italiano, condannato a 24 anni in primo grado per concorso in omicidio, ndr), ha ribadito come «l’Italia è un paese debole in stallo, appunto, per “Realpolitik” che non si farà mai rispettare nemmeno nei suoi interessi commerciali, se non si fa rispettare per i diritti umani.

Paola Deffendi e Claudio Regeni

 

Solo il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico ci è stato sempre vicino ed è venuto a Fiumicello. Sono quattro gli egiziani individuati con nomi e cognomi e i loro numeri di tessera della National Security (la Procura di Roma ha scritto: “ A livello indiziario devono essere valutate le condotte di alcuni ufficiali della National Security. all’inizio viene negata dagli stessi ogni azione nei confronti di Giulio Regeni in seguito viene ammesso di averlo attenzionato ma per tre soli giorni, infine si ammette di averlo controllato per un periodo più lungo”, ndr), e i quattro sanno che su di loro c’è molta risonanza mediatica e hanno nominato degli avvocati d’ufficio e per far svolgere un processo regolare e in assenza, l’ambasciatore italiano non è stato in grado di trovare i loro indirizzi. Il governo Conte ci aveva promesso di farlo. Manca anche la risposta alla rogatoria del 2019 e il 30 dicembre del 2020 il Procuratore capo che è un generale nominato dal presidente Abdel Fattah al – Sisi, ha insultato Regeni e la stessa Procura italiana sostenendo che Giulio aveva comportamenti anomali e il nostro paese non ha avuto nessun rigurgito nel sentire che veniva insultata la sua Procura di Roma.

Oltre a questo la polizia italiana ha addestrato poliziotti egiziani arrivati in Italia ( Chiara Cruciani scrive sul sito il manifesto.it: “La polizia italiana ha addestrato tra il 2018 e il 2019 agenti egiziani. Lo ha fatto in Sardegna, nel Centro di addestramento e istruzione professionale di Abbasanta. Ad autorizzare i corsi di formazione sono stati due diversi governi, quello Gentiloni e il Conte 1. La notizia, riportata ieri su queste pagine da Antonio Mazzeo, apre a considerazioni dirimenti nella battaglia per la verità e la giustizia per Giulio Regeni, rapito, torturato e ucciso al Cairo tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016”. Edizione del 18.03.2021, ndr). Noi continueremo – ha proseguito l’avvocata Ballerini – a cercare i nomi di tutti quelli che lo hanno perquisito, spiato, e degli amici di Giulio che lo hanno tradito. Nessuno avrà scampo in nome della verità e giustizia e se servirà passeremo il testimone. Ha fatto bene il sindaco di Bolzano Caramaschi, a dire che devono venire in Italia e chiedere perdono e costituirsi perché in Egitto rischierebbero di più, mentre nel nostro paese avrebbero protezione».

La mamma Paola ha chiuso con parole accorate: «Rivolgo a tutti un appello con la mano sul cuore. Nessuno si costituisca parte civile al processo, questo strumentalizzerebbe Giulio, porterebbe via tempo prezioso, magari qualcuno potrebbe chiedere del denaro, chissà! e perché farebbe il gioco della controparte – e a ribadirlo lo dice anche il papà Claudio – ma stateci vicini. Continuate a seguirci con la scorta mediatica, come dice sempre il presidente Giulietti e tirate la giacca ai politici. Uno studente di liceo ci ha chiesto se “la verità potrebbe oscurare o impedire la giustizia”, una bella riflessione di un ragazzo di soli 16 anni. Nella prima conferenza stampa nel marzo del 2016 ci siamo sentiti di dire io e Claudio, che Giulio non è un caso isolato e noi potevamo, per egoismo, pensare solo a portare avanti la nostra causa».

 

La bacheca del Comune di Bolzano

Claudio Regeni: «Noi siamo amici dell’Egitto ed è per questo che ci permettiamo di vendere armi, sistemi di spionaggio, addestrare la loro polizia. Siamo amici ma questo non sembra che venga tanto apprezzato visto che l’Egitto non risponde alle nostre rogatorie (2019, ndr) e i rapporti continuano. Questo rispecchia anche il comportamento degli altri paesi europei. Al – Sisi è stato anche insignito della massima onorificenza francese dalle mani del presidente Macron»- Il 10 dicembre 2020 il Fatto Quotidiano ha pubblicato sul suo sito: “Il 7 dicembre, al termine del bilaterale tra i due capi di Stato, la presidenza francese ha organizzato una serata di gala, con gli onori militari per il leader egiziano. Un evento mai comparso sui canali mediatici dell’Eliseo. “Per la prima volta siamo dovuti andare sul sito internet di un regime autoritario per sapere quello che succede all’Eliseo”, ha detto il giornalista Yann Barthes, nel corso della trasmissione Le Quotidien di Rmc, presentando il filmato della consegna”.

La conclusione dell’incontro sulla pagina facebook del Centro per la Pace di Bolzano nelle parole dell’assessora Rabini che ha voluto ricordare come «Giulio possedesse una sua coerenza politica e questa coerenza deve essere dimostrata anche da tutti noi. L’atteggiamento dove da una parte si finta di niente per quello che è accaduto e dall’altra si vendono armi dimostra, purtroppo, il contrario». Le ha fatto eco Elly Schlein nel ribadire lo stesso concetto: «Le nuove generazioni si stanno mobilitando per i diritti umani, per la parità di generi, per la giustizia ambientale e climatica, e la mia speranza è nella coerenza e su questo che le nuove generazioni di dovranno giudicare». Alle domande pervenute al presidente Giulietti su come ci deve comportare nel sostenere la famiglia Regeni, le risposte non lasciano nessun dubbio e margine di fraintendimento: «Non si deve fare nulla se non viene concordato con i genitori e i legali. La scorta mediatica verrà attivata anche all’estero e chiederemo ai sindacati internazionali dei giornalisti per arrivare anche in Egitto. Lo faremo solo decidendo insieme e in vista del processo in aprile. Dobbiamo muoverci come una rete, una squadra. La definisco rete della dignità».

Nel frattempo arriva un’altra notizia a conferma di quanto detto dai partecipanti: un’attivista di nome Sanaa Seif è stata condannata a 18 mesi di carcere dopo 9 mesi di custodia cautelare e un processo che secondo i legali e la famiglia della donna è ingiusto.

Sul Fatto Quotidiano del 18 marzo (pagina 19) l’intervista di Pierfrancesco Curzi a Céline Lebrun, moglie dell’attivista e politico egiziano – palestinese Ramy Shaat detenuto nel carcere di Tora in Egitto, dopo aver potuto vedere il marito per poche ore. Il titolo è significativo: “ Al freddo, sporchi e senza comunicare. Così tengono rinchiusi Ramy e Zaki”,Patrick, ndr). « (…) ha superato i 600 giorni in prigione in attesa di giudizio, per 15 rinnovi della detenzione». Alla domanda “Quando Giulio Regeni è stato rapito e poi ucciso lei viveva in Egitto, come apprese la notizia?”, la risposta di Céline Lebrun conferma quanto detto detto da Paola e Claudio e dall’avvocata Ballerini: «Ricordo bene lo choc provocato da quella terribile tragedia. Al tempo, come Giulio anche io ero ricercatrice universitaria. Il governo italiano ha fatto molto sull’aspetto giudiziario per arrivare alla verità, meno a livello politico e diplomatico».

Domani ricorrono 27 anni dal quel maledetto 20 marzo del 1994 quando Ilaria Alpi e Miran Hrovatin  sono stati uccisi a Mogadiscio in Somalia e l’inchiesta sui mandanti di quegli omicidi è ancora in corso.

 

 

 

 


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