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Il fardello della Bellezza: “Festa notturna. Lettera da Venezia” di Chodasevic

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Se la città è il luogo privilegiato della modernità, Venezia e la sua mitologia ne incarnano probabilmente l’exemplum più evidente. Disfacimento ed eleganza, corruzione e bellezza vi convivono soprattutto nella letteratura degli inizi del ‘900: da Mann a D’Annunzio Adesso per i raffinati tipi delle Edizioni Damocle esce, per la prima volta in Italia, «Festa notturna. Lettera da Venezia» – con testo russo a fonte – di Vladislav F. Chodasevic, «il migliore poeta che vanti la Russia poetica», come scriveva Gor’kij, che nel 1922 lo avrebbe ospitato nella sua villa a Sorrento. Poeta vicino alle avanguardie, marito di Nina Berberova, il giovane Vladislav, folgorato dalla poesia mentre era uno studente universitario, era arrivato nel nostro paese nel 1886, rimanendone ovviamente affascinato. Se buona parte delle riflessioni di Chodasevic corrisponde al cliché del bel paese che due secoli di Gran Tour avevano contribuito ad alimentare, la sua lettera si sofferma piuttosto su alcuni aspetti del carattere contemporaneo degli italiani e dei turisti, incentrandosi sulla critica del presente piuttosto che sull’esaltazione del passato, pur assunto come pietra di paragone. La Bellezza – «l’ingiusto e dolce dono del cielo dato a questo paese per l’eternità» – diventa così un fardello nel momento in cui viene sfruttata per fini più pratici: culmine di questo atteggiamento è appunto la barocca e caotica festa notturna, «ombra delle festività del passato», sul Canal Grande, organizzata per compiacere i turisti, per i quali la città s’imbruttisce, così come il resto d’Italia, con alberghi di cattivo gusto, tram, ferrovie, trafori.

Scritto volutamente contraddittorio: il fascino della città dalla splendida spiaggia del Lido al «volgarissimo Kursaal» sacrificato ai visitatori, l’attenzione sui comportamenti sociali, fino alla descrizione del temporale e all’immagine quasi giorgionesca della tempesta che si scatena «come se qualcuno avesse lacerato una lunga tela grezza: un fulmine accecante». E proprio in questi ultimi decenni nei quali la bellezza fragile della città sull’acqua viene sacrificata alle necessità del turismo economico di massa (e alla gola dei suoi immensi profitti) con l’invasione delle navi da crociera che navigano nei canali, le parole di Chodasevic suonano profetiche: «Nulla è più volgare e abietto, impersonale di questa folla internazionale che ha inondato l’Italia. Un Giogo Tanghero è il prezzo che paga l’infelice paese per la sua bellezza eterna.» Il testo è arricchito pure da alcuni suggestivi scatti in bianco e nero a pagina piena della Venezia dei primi anni del secolo scorso che fanno parte di una grande raccolta di foto-incisioni di Ferdinando Ongania, straordinario editore d’arte.

Vladislav F. Chodasevic, Festa notturna. Lettera da Venezia, con testo russo a fronte, Damocle Edizioni, Venezia, 2021, euro 10,00


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