Alla centomiliardesima orbita inanellata dalla sua piccola capsula spaziale perduta dai radar, all’astronauta italiano che da anni vaga in solitudine nello spazio, per uno scherzo del destino cosmico è stato possibile assistere sul display del computer di bordo, dopo la prima, anche alla seconda serata del festival di Sanremo. Subito un dubbio: ma che anno è sulla Terra? Fra le luci rutilanti del teatro Ariston, tra i frizzi e i lazzi dei due presentatori gli era sembrato di vedere niente di meno che Orietta Berti che cantava una canzone molto simile alla sua famosa “Finché la barca va”. Aveva visto giusto. Era proprio lei.” Ma sulla Terra gli anni non passano mai? Invecchio solo io?” si è chiesto l’anziano astronauta dimenticato da Dio e dagli uomini. La verità è che sul palcoscenico del festival della canzone italiana si sta svolgendo un’operazione nostalgia in grande stile, a quanto pare con grande successo.
I problemi posti dalla pandemia sembrano dimenticati, la serata scorre con brio, ai giovani delle voci nuove dai nomi impossibili si alternano vecchie glorie per le quali davvero il tempo sembra si sia fermato. Passi per Laura Pausini, doverosamente precettata al festival perché fresca di Golden Globe, sono echeggiate le note delle colonne sonore che Ennio Morricone ha composto per molti film di successo ormai è già qualche anno. A dirigere l’orchestra il figlio Andrea, a eseguire un brano particolarmente suggestivo i tre tenorini del gruppo del Volo, anche loro da anni ambasciatori della musica italiana nel mondo.
Ma c’è anche Vasco Rossi, altra gloria nazionale che per procura affida all’interpretazione di Fiorello, vero one man show a lungo raggio, con i capelli tinti, un suo brano apparentemente inedito. Ma il meglio deve ancora arrivare, e sono tre grossi calibri. Gigliola Cinquetti, Fausto Leali e Marcella Bella. Il tuffo carpiato nel passato di Sanremo è da titolo mondiale: manco a dirlo la Cinquetti ha cantato, ora che ce l’ha tutta, Non ho l’età (complimenti, signora Gigliola, settanta e in più portati splendidamente!), lo stesso hanno fatto Leali e Marcella Bella che hanno riproposto i loro cavalli di battaglia.
Ma non era il festival di giovani? Certo, ed eccoli rappresentati da Malika Ayane, da Elodie e da altri sconosciuti che faranno fortuna, nonostante i nomi impossibili che si sono affibbiati: una ragazza addirittura è rimasta nell’anonimato, si è fatta presentare come la Rappresentante di lista, come gli scrutatori che ai seggi elettorali controllano le operazioni di voto e di scrutinio per conto del partito di appartenenza. Ma perché non chiamarsi allora Guardia svizzera, o Amministratore di condominio o Detenuto in attesa di giudizio. Visti certi nomi, sono certo meglio i soprannomi: Cosma Cose, Fasma, Ghemon, Irama, Madame, Maneskin. Vuoi mettere Orietta Berti? Comunque sarà un giovane a vincere, ed è giusto che sia così anche se le vecchie glorie non guastano mai.
L’anziano astronauta solitario ha ancora un dubbio: ma che sulla terra siano arrivati i marziani? E sì, sono proprio loro quelli in platea: li ha visti bene dall’alto della sua orbita: tutti uguali con la testa tonda sopra un collo fino come il filo di un palloncino, a occupare le poltrone al posto del pubblico pagante e degli ospiti di riguardo. Hanno seguito compunti e in silenzio ogni momento dello spettacolo, non hanno mai applaudito, si vede che da loro non si usa. La telecamera li ha inquadrati una volta sola, i due presentatori non li hanno mai nominati, forse erano stati presi in ostaggio e hanno fatto finta di niente. Del resto, si sa, the show must go one. E forse Marte, che stiamo contattando proprio in questi giorni, diventerà lo sponsor unico del festival dell’anno prossimo. “Ma se i marziani sono arrivati a occupare il teatro Ariston che ci sto a fare io quassù da solo? – si chiede l’astronauta solitario – meno male che la sera posso almeno guardare la tv”. Perché il festival visto dallo spazio è proprio bello.