L’oppositore di Vladimir Putin, Alexei Navalny scampato all’avvelenamento da Novichok che aveva lasciato la Germania per tornare in patria si trova ancora in carcere. Era stato arrestato in meno di 24 ore dopo il suo arrivo in Russia. Dopo un processo sommario avvenuto all’interno della stazione di polizia dove era stato portato é stato accusato e condannato a 30 giorni di detenzione. É accusato di non essersi presentato dal giudice di sorveglianza a Mosca come previsto da una controversa sentenza del 2014 e or ail Servizio Penintenziario ha chiesto di revocare all’oppositore la condizionale concessagli allora. Navalny rischia così tre anni e mezzo di reclusione.
Navalny si trovava in Germania dove era stato ricoverato per cinque mesi in seguito a una sindrome da avvelenamento da agente nervino su cui ancora si indaga ed aveva deciso di rientare in Russia anche se tra i principali sospettati ci sarebbero proprio i Servizi segreti del Cremlino. Secondo fonti ufficiali, Il suo arresto è stato accompagnato da un’azione repressiva massiccia, con decine di agenti di polizia in mimetica e caschi antisommossa che hanno invaso le sale degli arrivi di Vnukovo, l’aeroporto in cui Navalny avrebbe dovuto atterrare, prima di essere dirottato su Sheremetyevo, arrestando dozzine di sostenitori e simpatizzanti intervenuti per accoglierlo.
Dal giorno del suo arresto la polizia russa ha arrestato numerosi sostenitori di Navalny, scesi in piazza dopo il suo appello a protestare contro il presidente Vladimir Putin. Ad oggi solo circa 3.500 le persone fermate dalla polizia nelle proteste. Le autorità avevano promesso una dura repressione ammonendo che gli eventi pubblici non autorizzati sarebbero stati “immediatamente soppressi”. Eppure le numerose proteste non sono state sufficienti a far cambiare idea alle autoritá russe.
É proprio delle ultime ore la notizia che il giudice del tribunale distrettuale di Mosca Musa Musayev, ha rigettato la richiesta di annullare l’arresto di 30 giorni imposto all’oppositore; e Viste le numerose proteste il Cremlino ha deciso di intensificare il pugno duro contro gli oppositori di Putin.
Anche il medico personale di Navalny, sua alleata e sostenitrice politica Anastasia Vasilyeva, s’è vista entrare in casa gli agenti di polizia. Altri collaboratori sono stati arrestati con l’accusa di aver violato le norme anti-Covid e hanno subìto perquisizioni domiciliari e sul posto di lavoro, in reazione alle proteste di massa del 23 gennaio proprio contro la detenzione dell’oppositore di Putin.
É stato arrestato per 48 ore anche il fratello del dissidente, Oleg Navalny, e la legale del Fondo Anticorruzione Liubov Sobol. Uno dei membri piú noti del gruppo di protesta Pussy Riot, Maria Alyokina é stata arrestata nelle stesse ore. Le accuse di violazione delle norme anti-Coronavirus prevedono la reclusione fino a due anni, che può salire fino a cinque anni se le autorità dovessero ritenere che il mancato rispetto delle regole abbia potuto causare la morte di qualcuno.
Ma le proteste nonostante gli arresti non si fermeranno anzi. “Il prossimo fine settimana terremo nuove proteste in tutto il Paese. Alexey Navalny deve essere immediatamente rilasciato dalle grinfie dei suoi assassini e le nostre richieste, assolutamente giuste, devono essere soddisfatte” ha scritto su Twitter Leonid Volkov, coordinatore della rete regionale del Fondo Anti-Corruzione di Navalny. Éd é lo stesso Navalny in un breve intervento dal carcere della Matrosskaya Tishina dove é detenuto, e da cui ha assistito all’udienza in collegamento video, che ha rivolto un messaggio ai suoi sostenitori invitandoli di nuovo a protestare domenica.
La Farnesina si legge in un Tweet “segue con preoccupazione l’arresto di centinaia di manifestanti scesi in piazza in diverse città russe per richiedere la liberazione di Navalny…Continuiamo a chiedere il suo rilascio immediato e ci aspettiamo che vengano rispettati i suoi diritti”. Altre manifestazioni a favore della liberazione di Navalny sono in programma anche in Italia tra sabato 30 e domenica 31 anche da parte della comunitá russa presente sul nostro territorio.