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Trovare le parole per far vivere la memoria. Spunti da “Un’ora con…” dedicata alla Shoah

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Dovremo saper lavorare sempre meglio, metterci a studiare, via via che ci lasciano i testimoni diretti della Shoah. Perché è facile saper suscitare commozione e coinvolgimento finché si ha la fortuna di poter far parlare loro. Ma quando non ci saranno più saremo noi a dover trovare le parole per far vivere la memoria”.

Con queste parole di Lia Tagliacozzo – giornalista e scrittrice che ancora recentemente ha fatto esperienza diretta dei linguaggi d’odio e di violento antisemitismo – si è chiuso l’incontro online che Articolo 21 ha organizzato alla vigilia del Giorno della Memoria.

Una memoria che si può attualizzare, purtroppo, senza particolari sforzi: come ha dimostrato Milena Santerini, coordinatrice nazionale della lotta contro l’antisemitismo, che ha illustrato il Rapporto appena elaborato e proposto al Governo dal Gruppo di lavoro da lei guidato: “Il rischio principale è quello della banalizzazione del tema, chiudendo gli occhi su campagne dietro le quali ci sono anche esponenti politici a far da registi”. E ha ricordato le richieste che al mondo dei media rivolge il Rapporto, chiamando in causa le piattaforme dei social network e proponendo alle rappresentanze del giornalismo italiano di “organizzare periodiche e regolari attività formative”.

Un’indicazione subito accolta dal presidente Fnsi Beppe Giulietti, che ha assicurato l’impegno del sindacato nel dare diffusione a questo Rapporto, e non solo: “Il lavoro di contrasto ai linguaggi d’odio deve uscire dal recinto dell’informazione. La Carta di Assisi, che proprio con questa ambizione abbiamo messo a punto insieme a tante voci della società e a esponenti delle diverse confessioni religiose, va portata nelle scuole”.

Il rapporto coi giovani è tornato anche nell’intervento di Mauro Biani, popolare disegnatore (ieri al Manifesto, oggi su Repubblica) che ci tiene a sottolineare questa relazione quotidiana: “Lavoro ancora come educatore in un centro per disabili. I ragazzi sono molto recettivi, sia nel male che nel bene. L’importante è riuscire ad agganciare la realtà di tutti i giorni, vincendo il grande pericolo dell’indifferenza”.

Delle iniziative necessarie sul fronte politico-istituzionale ha parlato il deputato Emanuele Fiano: “Il sistema legislativo è carente, perché si vieta la ‘ricostituzione del disciolto partito fascista’, ma di fatto non si riesce a sanzionare l’apologia di fascismo. A questo obiettivo mirava la mia proposta di legge – affossata nella scorsa legislatura in nome di un’interpretazione distorta dell’articolo 21 della Costituzione – ora opportunamente ripresa in una proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dal Comune di Stazzema”.

Serve dunque un intervento che affini gli strumenti di legge, e intanto serve far crescere con pazienza la cultura dell’ascolto reciproco, anche tra le religioni, come ha raccontato l’ex rabbino capo di Firenze Joseph Levi, che ha portato l’esperienza della Scuola fiorentina per l’educazione al dialogo interreligioso. Mentre Simona Sala, direttrice del Giornale Radio Rai, ha riaffermato quanto conti la libertà dei giornalisti di poter porre domande anche sgradite ai leader politici senza dover temere di essere investiti da tempeste di parole d’odio.

L’azione di contrasto non può che muoversi su più piani: il livello educativo-culturale, l’impegno politico per nuove norme. Ma importanti sono anche segni immediati e chiari che rimarchino l’inaccettabilità di certe pratiche. Al riguardo Paola Spadari, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, ha dato notizia delle due sanzioni recentemente adottate contro un’emittente romana che ha dato risonanza a pesanti espressioni di antisemitismo.

Quello stesso antisemitismo che quotidianamente Paolo Berizzi ‘cataloga’ su Repubblica: “Importante andare a guardare le zone grigie, più ancora delle zone nere. Il 22enne arrestato pochi giorni a Savona e che progettava azioni terroristiche di stampo suprematista aveva 400 followers sui social.” Berizzi ha il triste record di essere l’unico giornalista in Europa ad essere finito sotto scorta per minacce da ambienti nazifascisti. Oggi lui e Lia Tagliacozzo saranno accompagnati dalla Fnsi in Commissione Antimafia, per essere ascoltati dal Comitato per la tutela dei cronisti minacciati.


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