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Fuggito dal Pakistan per discriminazione sessuale poi vittima di respingimenti illegittimi. Una sentenza accende i riflettori sulla rotta balcanica

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Il caso è emblematico e afferma due principi di diritto fondamentali per il rispetto della dignità di ogni essere umano. Il protagonista è un giovane richiedente asilo pachistano, fuggito dal Paese di origine per il suo orientamento sessuale e la sua storia viene raccontata da Annalisa Camilli su Internazionale sulla base dell’accoglimento del ricorso presentato dal ragazzo al Tribunale di Roma, dove ha avuto ragione. La sentenza sancisce il diritto del migrante a fare immediato ingresso in Italia al fine di poter chiedere asilo politico. Come sappiamo ci sono precedenti numerosi del diritto d’asilo se nel Paese di provenienza sussistono discriminazioni in base all’orientamento sessuale. Il ricorrente aveva presentato un ricorso urgente per il tramite dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e in atti è ripercorsa l’incredibile disavventura umana e giuridica. Il ragazzo era arrivato come migrante a Trieste ed era stato respinto prima in Slovenia e poi in Croazia e infine in Bosnia ma non è stato mai informato sulla procedura applicata al suo caso. In atti viene riportato che ha subito trattamenti inumani e degradanti in Croazia, dove gli hanno lanciato contro i cani e hanno usato manganelli uncinati per picchiarlo. Adesso si trova a Sarajevo in un edificio abbandonato.
Secondo il Tribunale di Roma, la procedura delle “riammissioni” dall’Italia alla Slovenia viola le norme internazionali, europee e nazionali che regolano l’accesso alla procedura di asilo, in particolare l’articolo 10 della Costituzione italiana, l’articolo 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati che sancisce il divieto di respingimento (non refoulment) e l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che stabilisce lo stesso principio. Adesso la posizione del giovane dovrà essere valutata da un’apposita commissione ma è certo che egli ha diritto di presentare domanda. La pronuncia del Tribunale di Roma cristallizza un principio fondamentale in materia di respingimenti e sulle procedure adottate. Per tale ragione viene valutato come un passo avanti, in considerazione anche dell’elevato numero di abusi finora rilevati.
Tra il dicembre del 2019 e l’ottobre del 2020 il Danish refugee council (Drc) ha registrato 21.422 respingimenti dal confine croato con un aumento anche dei respingimenti avvenuti con il ricorso alla violenza


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