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Il senatore Gasparri alza il tiro e attacca il presidente della Fnsi dopo le polemiche sul servizio del Tg2. Storia surreale su critica e libertà

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Una riflessione critica come tante scatena la la peggiore polemica in fatto di contenuti televisivi, quelli della Rai, il servizio pubblico. E tutto succede mentre un intero Paese è alle prese con la pandemia, il piano dei vaccini e una terribile crisi economica, unita ad una strana crisi politica. Tutto inizia con un post del segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani, critico verso il Tg2, che in un servizio su JanPalach, aveva parlato di “un gesto sconvolgente, lontano anni luce dalle proteste confortevoli e spesso autoreferenziali del coevo ’68 in occidente”. Per Di Trapani liquidare il ’68 come un’attività “confortevole” era troppo. Poteva finire lì o poteva esserci una replica degli autori. Invece è arrivato un attacco durissimo al segretario dell’Usigrai da parte del senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. Di Trapani è stato giustamente difeso dalla Federazione della Stampa, con una nota del segretario Raffaele Lorusso e del Presidente Giuseppe Giulietti. Ultima puntata: una ancor più dura reprimenda di Gapsarri, che è un giornalista, al presidente della Fnsi, Giulietti.

Tutto in poche ore a riprova di quanto sia indigesta a certa politica ogni forma di critica.
Ecco cosa ha dichiarato ieri pomeriggio il senatore di Forza Italia, che è anche membro della Commissione di Vigilanza sulla Rai: “Giulietti ha scambiato la guida della Federazione della Stampa con il ruolo di grande censore. Rivendico da parlamentare, da cittadino, da giornalista professionista, il diritto di criticare l’atteggiamento di Di Trapani che ho ribattezzato Di Mosca. Giulietti dovrebbe invece insorgere a difesa del direttore del Tg2 e del redattore del Tg2 che sono liberi di fare dei servizi che non sono sottoposti alla censura di Di Trapani e nemmeno a quella di Giulietti. Del resto conosciamo la loro faziosità ed appartenenza politica, mai nascosta, legittima, ma che non può ammantare costoro di una terzietà e di una imparzialità di cui non sono mai stati depositari. Di Trapani ribadisco è di Mosca”.
Poche ore prima ancora Gasparri aveva detto del segretario Usigrai: «Di Trapani negli anni Sessanta si sarebbe chiamato Di Mosca”.


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