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Effetto covid nell’Italia dei piccoli borghi interni, dove arrivano solo i fattorini Amazom. E (quasi) nessun altro

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E’ difficile guardarlo bene in faccia tanto va di corsa il fattorino di Amazon. A mezzogiorno di un sabato di nevischio informe è già alla sua ventiduesima consegna. Si è arrampicato per quelle stradine strette, incuneate sui fianchi delle montagne che sono le curve di ingresso ai paesi della Ciociaria dove la popolazione non arriva a mille abitanti. E’ salito fino ad Acquafondata, imbiancata e fiabesca, perché pure qui arrivano i postini privati dei giganti della distribuzione degli acquisti fatti via web. Zombie in jeans e maglione di pile, con gli occhi cerchiati dal pochissimo sonno, il tablet della consegna consumato ai bordi, le mani nere perché quando il furgone si rompe un po’ se lo deve aggiustare da solo e un po’ deve sperare di arrivare a valle sano e salvo. Corrono i giovani corrieri di Amazon e alcuni non sono più tanto giovani o sono invecchiati all’improvviso, lungo le centinaia di chilometri al giorno percorsi per consegnare un mascara ordinato il giorno prima, un cuscinetto anticervicale, un tappeto per fare esercizi stretching. Se non avessero un serio navigatore funzionante nessuno di questi corrieri saprebbe o potrebbe orientarsi nell’intricata matassa dei borghi dimenticati del sud d’Italia. Dimenticati da tutti ma non da Amazon. Che, comunque, da quelle parti non ci va direttamente. Il furgone del fattorino di Acquafondata non è arancione con il celebre logo che ricorda un sorriso. No, è bianco e al lato ha ancora la scritta di ciò che era prima di diventare ciò che è adesso: Ditta servizi elettrici C&P.
“Era di mio padre questo furgone, aveva una piccola società e faceva l’elettricista, ora non lavora più, ha avuto un incidente e si è dovuto fermare, nessuno portava più soldi a casa e un amico mi ha proposto di fare il corriere, di provarci ed eccomi qui. Quando sono andato al colloquio mi hanno subito detto che tutto sarebbe stato a mio carico, retribuzione a partita Iva, il mezzo mio, assicurazione, bollo, carburante, panino. Devo evitare di fare incidenti. Io non ho rapporti diretti con l’azienda madre ma sto ‘sotto’ ad un altro padroncino. Le zone di montagna non le vuole fare nessuno, i paesini nemmeno perché ci vuole più tempo a trovare gli indirizzi e certe volte Google maps non va e quindi ti devi orientare chiedendo ai passanti, come tanti anni fa. Però se sei nuovo, accetti qualunque cosa anzi per lavorare dici: datemi quello che gli altri non vogliono fare. Ho tantissimi pacchetti piccoli, oggetti minimi quindi vuol dire che ho cinquanta consegne in un giorno. Non fa la minima differenza il luogo dove sono destinati i pacchi, bisogna arrivare ovunque e farlo nel minor tempo possibile. Se ti perdi in queste campagne peggio per te, in quanto non porti a termine tutte le commesse. Ormai siamo intere squadre che circolano in questi paesini, non c’è traffico in alcune zone e gli unici mezzi in transito siamo noi, i corrieri dei pacchi Amazon”.
Se guardi il furgone bianco scorgi qualcosa che ti ricorda altro. Ma cosa?
Il transit bianco con i due portelloni posteriori, arrugginito, con uno specchietto retrovisore attaccato con l’adesivo e un sacco di vernice ammaccata ricorda un’immagine familiare. Ma quale? Poi all’improvviso il ricordo: è lo stesso furgone (o sembra tale) usato dai vu cumprà fino a non molte estati fa per raggiungere le spiagge, carichi di stole e giocattoli. Pure quelli erano furgoncini così vecchi che sembrava impossibile avessero ancora l’autorizzazione a circolare, stipati all’inverosimile di uomini e oggetti, oggetti comprati esclusivamente sulla spiaggia da noi bagnanti annoiati, sudati e complici di uno schiavismo degli ultimi che era lì, sotto i nostri occhiali da sole e ci lasciava indifferenti. Sarà il furgone ma siamo alla replica perfetta, quasi un plagio. I corrieri di oggi sono i vu’ cumpra di ieri e si somigliano terribilmente nell’abbigliamento dimesso, con le macchie sui jeans e i segni della fatica di trasportare le cose per gli altri e quel filo di speranza in fondo agli occhi che forse sta venendo meno negli altri, negli acquirenti. Centinaia di ex operai cui è scaduta l’ultima proroga della cassa integrazione, lavoratori interinali, ex piccoli artigiani si sono rimessi in gioco facendo i rider o i fattorini per le multinazionali che inondano il mercato del commercio on line e delle consegne a domicilio, una giungla senza regole né protezioni dove porti qualcosa a casa solo se arrivi presto a casa di altri. La Ciociaria è lo specchio di tutte queste contraddizioni messe insieme e al, fondo, lo specchio dei tempi. La provincia silenziosa, laboriosa, forse rassegnata, che negli ultimi tre anni ha contato il maggior numero di indagati ed arrestati per voto di scambio in Italia. Più della Calabria che su quel fronte è considerata storicamente ad alto rischio. Lo “scambio” sul voto non era in denaro ma in posti di lavoro, una sorta di prassi talmente evidente e diffusa da spingere, un giorno, la più alta autorità religiosa del posto, l’Abate di Monteccassino a dire “basta” con questa storia dei posti di lavoro legati ai favori. Non si poteva evitare che finisse così, che la pandemia acuisse la già grave situazione economica delle aree interne italiane. Attraversate ad ogni ora del giorno da centinaia di anonimi furgoncini bianchi malandati che in teoria sono il simbolo della nuova economia.


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