“La storia che si racconta in questo libro ha tanti possibili inizi. E ancora non è finita. Ho riflettuto a lungo su quale fosse il punto esatto in cui tutto cominciava. Ma i protagonisti sono troppi e se ne stanno sparpagliati nello spazio e nel tempo… Ho quindi deposto le mie ambizioni a vestire i panni del narratore onnisciente e, nell’impossibilità di individuare in maniera inequivocabile l’inizio della storia, mi sono ridotto a chiedermi quando è cominciata per me. Dopo averci ragionato, ho scelto una data: 10 dicembre 2019. Un martedì. E un orario: le 17 e 28 minuti”.
Inizia così “La modella di Klimt. La vera storia del Capolavoro ritrovato” di Gabriele Dadati, pubblicato da Baldini e Castoldi, in libreria dallo scorso novembre (224pp, 17 Euro). A 10 anni dalla morte di Stefano Fugazza, direttore della Galleria d’arte moderna Ricci Oddi di Piacenza, il suo più stretto collaboratore, Gabriele Dadati, viene chiamato per allestire una mostra in sua memoria. Ma proprio mentre l’allestimento – non esente da difficoltà di varia natura – è in conclusione, un fatto clamoroso travolge l’intero mondo dell’arte: a distanza di 23 anni dal furto viene ritrovato il Ritratto di Signora di Gustav Klimt; una tela che aveva acquisito fascino e fama dopo la scoperta – avvenuta nel 1996 – che la stessa era stata dipinta due volte dal maestro viennese. La notizia fa subito il giro del mondo. Sembra quasi trattarsi di un risarcimento postumo a Fugazza che aveva vissuto l’umiliazione e il dolore per quel furto rocambolesco avvenuto sotto la sua direzione della Galleria.
Tuttavia, molti sono gli interrogativi che ruotano attorno a quella tela: perché Klimt l’aveva dipinta due volte? Chi era la donna ritratta? Chi fu l’artefice del furto e quali le ragioni della restituzione in un sacco della spazzatura?
Tra verità e finzione, realtà e menzogna, Gabriele Dadati prova a fornire risposte, costruendo un romanzo che attraversa tutto il Novecento, partendo da quella Vienna di inizio secolo in cui Anna, la donna del ritratto, venne dipinta la prima volta nel 1910: una giovane operaia tessile che aveva trascorso i suoi giorni più belli proprio nello studio di Klimt, posando per un ritratto commissionato da un famoso atelier. Anni dopo, a causa della guerra, Anna aveva perso famiglia, lavoro e casa. Sola e spaventata era tornata da Klimt che in passato si era dimostrato molto generoso e disponibile con lei. Dopo una notte d’amore – dalla quale sarebbe nato un figlio – i due avevano vissuto fianco a fianco come buoni amici. Durante la gravidanza di Anna, nel 1918, Klimt aveva deciso di rimettere mano al dipinto, togliendo quel cappello e quella vaporosa sciarpa, optando per un atteggiamento e un abbigliamento più spontanei. Anna, dal canto suo, morì di parto, e con essa si persero le tracce del quadro. Ma ecco che, grazie ad un misterioso visitatore austriaco a lui fino ad allora sconosciuto, Dadati scopre alcuni retroscena sensazionali e del tutto inattesi. Il risultato è un romanzo originale, intrigante e avvincente, che si lascia leggere tutto d’un fiato.