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Scuola, giovani e futuro: una via possibile

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Tra le conseguenze più evidenti della pandemia da COVID 19, troviamo la chiusura delle scuole in tutto il mondo e la forzata adozione della didattica a distanza. Numerosi rapporti di UNICEF e di altre organizzazioni internazionali hanno evidenziato i rischi per la formazione delle giovani generazioni, tra gli altri: l’incremento del tasso di abbandono scolastico, l’assenza di uno spazio quotidiano di socialità, la necessità di restare in casa per apprendere anche nei casi in cui la casa non sia un luogo sicuro o quando non ci siano spazi sufficienti per rimanere soli e concentrati così da poter studiare. È poi necessario menzionare l’evidente questione del digital divide e della disparità esistente fra chi ha accesso alla tecnologia nel mondo contemporaneo e chi non ha i mezzi necessari per connettersi alle lezioni. La scuola, in questo momento storico, rischia di non essere più un luogo capace di minimizzare le disparità sociali, un’opportunità di migliorare la propria condizione.

Sono evidenti le ragioni epidemiologiche per cui è necessario riadattare gli spazi per l’apprendimento, così come, in determinate circostanze ad alto fattore di rischio, chiudere le scuole e implementare la didattica a distanza. È però anche evidente che la nostra generazione sta pagando un prezzo estremamente alto per contribuire a garantire la sicurezza collettiva e il diritto alla salute delle proprie comunità. Stiamo rischiando il nostro futuro. Le conseguenze psicologiche, sociali, economiche della pandemia devono ancora essere comprese a pieno. E noi, che ci troveremo ad accedere al mercato del lavoro, diventeremo decisori politici, voteremo, formeremo una famiglia quando queste conseguenze saranno evidenti alla popolazione globale, pagheremo forse il prezzo più alto nel medio-lungo periodo.

Un altro aspetto da tenere in considerazione nell’esaminare la nostra condizione in questo momento è il fatto che tendiamo a subire le decisioni che ci riguardano, senza partecipare ad alcuno stadio del processo decisionale, a nessun livello. Mentre altre parti sociali vengono sempre consultate tramite i loro rappresentanti e le associazioni di categoria, quando si parla di scuola, gli organi deputati alla rappresentanza degli studenti e le consulte non vengono praticamente mai ascoltati e, nei casi in cui ciò avviene, non è certamente un dialogo sistematico. Detto questo, esistono però delle azioni concrete che i decisori politici possono intraprendere per rimettere davvero al centro il futuro della nostra collettività e attribuire ai giovani un reale ruolo di primo piano, nel dibattito pubblico così come tramite azioni concrete:

  1. Iniziare una seria riflessione (coinvolgendo tutti gli stake-holder) sulle conseguenze della psicologiche, sociali, economiche della pandemia, per cercare di capire come intervenire per garantire alla nostra generazione un futuro dignitoso.
  2. Utilizzare al massimo la grande opportunità del Next Generation EU per investimenti di lungo-periodo, di cui anche noi potremo essere beneficiari. La scuola, il lavoro e il Green New Deal devono essere al contempo priorità ideali e piani d’azione concreti.
  3. Ascoltare i giovani, chiedere la nostra opinione, consultarci, informalmente ma anche tramite canali istituzionali (Consulte ecc.) sulle questioni che ci riguardano come generazione e come parte sociale.

Sono certamente richieste che richiedono tempo, coordinamento e risorse, ma qualsiasi progetto in cui si crede fermamente richiede dedizione. Se davvero noi giovani siamo una priorità, questo è il momento di dimostrarlo, prima che sia troppo tardi per noi e per il nostro futuro.


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