Leonardo Sciascia da Racalmuto è stato, al contempo, molte cose: uno dei più grandi scrittori del Novecento, un intellettuale dotato di un enorme senso civico e di un’ineguagliabile passione civile, un uomo politico che ha onorato il Parlamento nelle file del Partito Radicale, uno dei primi a indagare seriamente sull'”affaire Moro”, uno strenuo difensore della democrazia in anni difficili, una personalità controcorrente e, più che mai, un uomo complesso. Complesso come le sue intuizioni, come la sua scrittura, come le sue ambientazioni, come i suoi personaggi. Complesso come la sua amata Sicilia, di cui denunciava i vizi, le storture, le assurdità, l’arretratezza e la ferocia, senza tuttavia rinunciare a metterne in risalto la struggente bellezza, l’intensità del pensiero, il cuore grande e generoso degli abitanti, l’amore per il prossimo. Complesso come il suo approccio nobile alla cosa pubblica, in un periodo in cui la qualità complessiva della classe dirigente si era già fortemente deteriorata.
Non si è mai tirato indietro: di fronte all’indagine sulla scomparsa Majorana, di fronte alla mafia, di fronte alla corruzione, di fronte a qualunque vicenda drammatica e scottante della nostra vicenda nazionale, anche in anni in cui parlare di mafia era tabù e metterne in risalto i meccanismi spregevoli, comprese connivenze, complicità e coperture politiche, semplicemente impensabile.
Sciascia è stato un precursore di molte tendenze, uno dei massimi esponenti della letteratura civile, un gigante che non si è tirato indietro di fronte a nulla, sfidando ogni conformismo e la caratteristica tipica di molti intellettuali di preferire il silenzio e l’ipocrisia alla grandezza del grido e della battaglia a viso aperto.
La straordinaria forza di Sciascia stava nel suo non aver paura di niente e di nessuno, o quanto meno Ei non farlo a vedere, a cominciare dai prepotenti, dai tracotanti e da tutti coloro che, nella propria intrinseca miseria, hanno tentato costantemente di contrastarlo.
Ci disse addio il 20 novembre 1989, a soli sessantotto anni, e sulla sua tomba è inciso un epitaffio di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam: “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”.
Ci ricorderemo anche di te, caro Sciascia! Eternamente grazie per la preziosa eredità che ci hai lasciato.
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