La Corte d’Appello di Milano in questi giorni ha confermato tutto. Precedentemente era stato il Tribunale di Milano dichiarando illegittima la delibera di Giunta del Comune di Lodi per il quale è stata accertata la “condotta discriminatoria” sul caso del servizio mensa dal quale sono stati esclusi, di fatto, alcuni bambini stranieri. L’ordine dunque è di “modificare il Regolamento per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate”.
Non se ne sentiva la mancanza delle fantomatiche “delibere creative” dei sindaci “sceriffo” leghisti: un salto nel passato di 10 anni circa con i bonus bebè, bonus scuola, bonus casa, bonus pasto tutti rigorosamente per i soli cittadini appartenenti all’Unione europea.
Rieccoci ora con la sindaca leghista di Lodi Sara Casanova che dovrà rinunciare al regolamento comunale in base al quale i cittadini non appartenenti all’Unione Europea, per accedere a prestazioni sociali agevolate, avrebbero dovuto presentare una certificazione rilasciata dalla competente autorità dello Stato di origine peraltro corredata dalla traduzione in italiano e legalizzata dal consolato.
Un modo per dire: rinuncia vista le difficoltà burocratiche per ottenerla soprattutto di questi tempi. Il Tribunale ha così stabilito: “A questi cittadini va consentito di presentare la domanda in questione mediante la presentazione dell’Isee alle stesse condizioni previste per i cittadini italiani e dell’Unione Europea in generale”.
Dunque si torna a parlare di “effetti di un provvedimento che introduce una disparità di trattamento”: iniquità accertata e che il Tribunale impone di modificare. Con un passaggio ulteriore rispetto alle “Linee Guida per la corretta applicazione” di un articolo del regolamento emanate il 17 ottobre scorso in cui il Comune estendeva il “regime di favore previsto per i rifugiati anche a tutti coloro che provengono da Paesi in stato di belligeranza”.
Per il giudice “si tratta in ogni caso di previsioni tese a limitare, ma non a eliminare, gli effetti di un provvedimento che introduce una disparità di trattamento”. Da una parte un brutto film già visto, dall’altra invece la solidarietà con una raccolta fondi lanciata dal Coordinamento Uguali Doveri (60 mila euro di raccolta iniziale divenuti poi140mila) oltre alle associazioni Naga e Asgi dalla parte delle famiglie discriminate assistite dai legali Alberto Guariso e Livio Neri il cui commento non lascia dubbi: “Viene ribadito il principio che a ogni cittadino e cittadina deve essere garantita la possibilità di accedere alle prestazioni sociali e alle conseguenti tariffe sulla base del proprio ISEE. Italiani e stranieri devono essere trattati in maniera uguale: uguali nel dovere di fornire alla pubblica amministrazione tutte le notizie richieste sui loro redditi e patrimoni; uguali nella soggezione a verifiche, ma – concludono – uguali prima di tutto nel diritto di accedere alle prestazioni sociali senza essere vittime di pretese irragionevoli e, soprattutto, contrarie alla legge dello Stato”.