Una richiesta di condanna per i quattro agenti del Reparto Mobile di Genova accusati del pestaggio del giornalista di Repubblica Genova Stefano Origone. È stata questa la richiesta della pm Gabriella Dotto nella seconda udienza del processo in corso a Genova. La pm Dotto ha chiesto la condanna a un anno e quattro mesi per gli agenti imputati nel processo sul pestaggio avvenuto a Genova, nel maggio del 2019 in piazza Corvetto dove era in corso una manifestazione contro un comizio neofascista. I poliziotti sono accusati di lesioni gravi e aggravate dall’uso del manganello: Fabio Pesci (difeso dall’avvocato Paolo Costa), Stefano Mercadanti e Luca Barone (avvocato Rachele De Stefanis) e Angelo Giardina (difeso Rachele De Stefanis e Sandro Vaccaro).
Il processo è a porte chiuse in quanto gli imputati hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato. Nel corso dell’udienza, durante la quale sono stati proiettati alcuni filmati sugli scontri, sono state ascoltate le loro deposizioni. Origone, presente in aula, è difeso dagli avvocati Cesare Manzitti e Celeste Pallini. L’udienza è stata aggiornata al 20 gennaio quando con ogni probabilità la giudice Silvia Carpanini emetterà la sentenza.
Anche in questa occasione Associazione Ligure dei Giornalisti, Fnsi, Ordine dei giornalisti e Gruppo cronisti liguri hanno dato vita ad un presidio all’esterno della sezione distaccata del tribunale presso l’Albergo dei Poveri, dove si svolgono parte delle udienze a causa dell’emergenza Covid. Fabio Azzolini e Filippo Paganini, segretario sindacale e presidente dell’Odg ligure, hanno ribadito la presenza come forma di solidarietà ricordando anche in modo critico la mancata ammissione di sindacato e Ordine come parti offese nel processo. Tra l’altro la motivazione della decisione aveva suscitato molte critiche e continua a preoccupare in quanto Origone, secondo la decisione, non era stato “riconosciuto” come giornalista e aveva comunque potuto fare il suo lavoro nonostante fosse stato sottoposto a un pestaggio durato trenta secondi.
In realtà il cronista venne ricoverato in ospedale con una mano e tre dita gravemente fratturate rientrando poi al lavoro solo dopo parecchio tempo. La difesa dei diritti delle persone e, nello specifico, del diritto-dovere di fare e di ricevere informazione, prescinde dalla loro professione e “ruolo” in piazza.
Altro aspetto negativo rilevato dai giornalisti è la mancata presentazione come parte offesa nel processo de la Repubblica, testata per la quale Origone lavora. Una scelta ampiamente criticata dai colleghi e colleghe, una cinquantina, presenti sotto la sezione distaccata del tribunale con lo striscione dell’Assostampa ligure.