Giulio Regeni è stato torturato da agenti dei servizi segreti egiziani, consci che era un cittadino italiano. Queste le conclusioni che la magistratura nazionale consegna al Governo, per le decisioni conseguenti. Ora l’Italia è a un bivio: o sceglie la dignità o i soldi.
Nel primo caso, intraprende azioni diplomatiche severe come la convocazione dell’ambasciatore egiziano e il ritiro del nostro da il Cairo, ma poi gela un attimo dopo il fiorente scambio commerciale in corso con l’Egitto (vedi le commesse di armi). Se invece sceglie i soldi, continuerà a sollevare formali proteste a salve, sperando che il tempo copra di polvere il caso, ma senza disturbare gli affari.
Da questo umiliante stallo se n’esce solo con una mozione parlamentare, che ponga ai voti la rottura dei rapporti diplomatici con l’Egitto. Con i partiti di maggioranza e opposizione obbligati a metterci il voto e la faccia, per evitare che poi facciano il doppio gioco con le lobby delle armi. Tutto il resto sarebbe solo l’umiliante chiacchiericcio di un popolo di mercanti, che mugugna ma pensando in fondo che il cliente abbia sempre ragione.
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