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Quel complotto per “rottamare” i vertici della Polizia di Stato

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di Piero Innocenti
Nell’insegnamento dell’arte militare, una delle regole principali e delle più antiche che si cerca di inculcare nei giovani ufficiali delle forze armate è quella di individuare, dopo un’attenta analisi, e di colpire l’anello debole di una struttura nemica.  E’ un metodo utilizzato anche nello scontro politico. E’ possibile che nella recentissima vicenda che ha investito i vertici della Polizia, con il tentativo, in parte riuscito, di screditarli per indurli alle dimissioni, si sia adottata questa tecnica. Mettere in dubbio, oggi, con un’articolata e puntigliosa denuncia anonima, alcuni aspetti della gestione (appalti) della logistica del Dipartimento della Pubblica Sicurezza ai tempi (cinque anni fa) in cui il prefetto Nicola Izzo, Vice Capo della Polizia Vicario, ne era il responsabile, per “eliminare” l’anello (politicamente, oggi) debole della catena di comando della Polizia, mettendo in discussione, contestualmente, lo stesso Capo Manganelli ( già indebolito da squallide azioni di sciacallaggio nei mesi passati, quando si era recato a Houston per curarsi), il cui mandato dovrebbe scadere il prossimo anno ( anche questa presunta scadenza temporale potrebbe spiegare, almeno in parte, l’attacco di fine 2012).

Saranno l’ inchiesta amministrativa (una relazione dell’Ufficio Centrale Ispettivo è stata consegnata al ministro Cancellieri e al Capo della Polizia, il 9 novembre) e quelle giudiziarie delle Procure della Repubblica di Roma e Napoli  (in quest’ultima città vanno avanti già da circa tre anni con forti dubbi sulla competenza territoriale, per un appalto ritenuto irregolare nelle aggiudicazioni) a valutare gli eventuali profili di responsabilità, ma, intanto, si possono fare alcune sintetiche considerazioni. E provo a farle io che conosco bene Izzo, avendo iniziato con lui la carriera in Polizia nel lontano 1967, avendo condiviso con lui quattro lunghi anni di studio nell’Accademia del Corpo delle Guardie di P.S. e, successivamente, avendo fatto insieme i “carbonari”, sia pure con visioni molto diverse, per una polizia più democratica, sindacalizzata ( Izzo diventerà, negli anni seguenti, segretario generale del sindacato autonomo) e più vicina ai cittadini.  Manganelli è sempre stato un abile funzionario dell’intelligence centrale, dotato di una straordinaria visione generale istituzionale e di una particolare sensibilità per i problemi dei poliziotti. Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza (è la direzione generale più importante del Ministero dell’Interno), è affidato, da diversi anni (troppi, secondo alcuni!), a prefetti che provengono dai ranghi dei funzionari della Polizia di Stato e che hanno ricoperto, tra l’altro, importanti incarichi di questore in varie sedi. In passato la “catena di comando” della pubblica sicurezza ( incluso lo strategico ufficio di Capo della Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che tiene i rapporti con tutti i Questori) era, viceversa, rappresentata quasi esclusivamente da funzionari della carriera prefettizia ( ai dirigenti della polizia erano affidati, di norma, ruoli secondari) con tutte le incomprensioni, le gelosie e le sfasature che si possono immaginare riconducibili, sostanzialmente, alla non conoscenza di “uomini e reparti comandati da sbirri”. Insomma la Polizia era sostanzialmente “suddita” dei “prefettizi”. Scardinare questo sistema non è stato facile. Iniziò, con prudenza, Parisi, proseguirono, con tenacia, Masone e De Gennaro. Con grande disappunto per tutta la categoria prefettizia che ha continuato, negli anni, a “mobilitare” gli animi di alcuni politici e vertici ministeriali, (ricordiamo che la stessa ministra dell’Interno, Cancellieri è un ex prefetto “doc”) per “riconquistare” la poltrona di Capo della Polizia.

Izzo non ha mai chiesto di andare a dirigere la logistica del Dipartimento della P.S.. Nominato prefetto di Lodi -dopo l’esperienza di questore a Treviso, Verona, Torino, Napoli e di direttore interregionale a Roma e Milano- a distanza di pochi mesi, accettò, non senza rimpianti, la proposta fattagli dall’allora Capo della Polizia De Gennaro che aveva assolutamente bisogno di un funzionario esperto ( e Izzo, nel contesto attuale dipartimentale, era il funzionario che vantava, su tutti, un’esperienza professionale unica) che potesse rimettere ordine alla Direzione Centrale dei Servizi Logistici. E Izzo, che sin dall’Accademia, aveva manifestato, giovanissimo, una naturale, spiccata predisposizione per le attività organizzative e progettuali, era senza dubbio la persona più adatta per rilanciare un settore di vitale importanza per l’istituzione. E ricordo anche, nei pochi incontri avuti per esigenze dell’ufficio di polizia che dirigevo, i piccoli, grandi ostacoli all’interno della struttura che dovette affrontare per cercare di ridare vitalità e concretezza.

Quindi, colpire Izzo per colpire indirettamente Manganelli che, comunque, resta al comando della Polizia, sia pure indebolito, (anche per qualche sua infelice dichiarazione pubblica), con il nuovo Vice Capo Vicario già nominato, prefetto Marangoni che ha le carte in regola per lavorare bene.

Il “complotto” nel palazzo sembrerebbe (parzialmente) riuscito con un…anonimo! Questo è l’aspetto che lascia di più avviliti. La competizione per la successione a Manganelli è soltanto rinviata. L’auspicio è che rapidamente possano emergere tutte le verità e che la Polizia resti ancora nelle mani di bravi poliziotti altrimenti bisogna rimettere in discussione anche la provenienza dalle fila interne dei comandanti dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

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