Le tentazioni autoritarie di Macron, il presidente che non sa più come recuperare un elettorato deluso dalle promesse non mantenute, partono dunque dai giornalisti e dagli operatori dell’informazione, che il presidente non ha mai amato. Tutti ricordiamo lo scandalo degli inizi del mandato, quando Macron cercò di limitare la partecipazione alle sue conferenze stampa ai cronisti di sua scelta e gradimento.
Come molti hanno rilevato, una caso George Floyd, nella Francia di Macron, non potrebbe mai scoppiare, se la legge venisse approvata.
Il 23 novembre scorso, del resto, una delegazione della Federazione europea dei giornalisti (EFJ) , dei sindacati francesi dei giornalisti e di organizzazioni per i diritti umani, avevano incontrato il ministro dell’interno, Gérald Darmain, proprio per chiedere un cambio di rotta sulla legge. Senza costrutto: trovandosi di fronte a un muro, avevano infatti deciso di abbandonare l’incontro .
Per la EFJ (così come per la IFJ, la Federazione internazionale dei giornalisti), il piano del governo che contiene la legge incriminata (e che riguarda la gestione della Polizia) viola i principi di libertà di informazione e di espressione contenuti nella Convenzione europea dei diritti umani. I sindacati hanno anche denunciato oltre 200 casi di violenza e minacce perpetrate dalle forze dell’ordine a danno dei giornalisti in Francia nel 2019: dati che hanno accomunato la Francia a Paesi come Turchia, Russia , Albania, Serbia, Ungheria e Polonia nel report annuale della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione dei giornalisti.
In questi giorni, insieme alle denunce dei sindacati dei giornalisti francesi, di EFJ e IFJ, insieme alla solidarietà degli intellettuali di mezza Europa, si sono levate anche dall’Italia molte voci indignate, alcune di politici nostrani. Tutte opportune, per carità. Peccato che la legge contro le querele bavaglio, per la quale si battono da anni le organizzazioni dei giornalisti, quelle per la libertà di Stampa, in primis articolo 21 e la Fnsi, restino a languire in un cassetto.